Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
così come l'ultimo von trier che ci propone per certi versi il suo film come se lo vedessimo a teatro, anche refn ci offre le gesta del criminale più pericoloso d'inghilterra, raccontate da se medesimo dal palco di un teatro, applaudito da un fantomatico pubblico che lo esalta come la star che ha sempre voluto essere. e così come la DIVINE di female trouble che ambiva alla sedia elettrica come ad un oscar per i crimini commessi nella sua vita, peterson in arte charles bronson ha ricevuto in premio dalla vita e dalla società, il titolo di criminale più pericoloso d'inghilterra. grazie ai suoi trent'anni di isolamento, peterson è arrivato dove voleva: un regista talentuoso e ora anche famoso, gli dedica un film. il carcere gli ha dato ciò che notoriamente invece non da a nessuno: la fama. e ciò che invece la vita si ostinava a non dargli, regalandogli invece solo anonimato e delusioni. delusioni ad un individuo che era esso stesso una delusione, un uomo ridicolo come gli diceva il direttore del carcere. un uomo ridicolo e con la sguardo allucinato alla dalì del pazzo che si credeva re e invece era uno scarto della società. un rifiuto della società che non poteva adattarsi ad una società che lo faceva sentire per ciò che era e che lui non voleva sentirsi: uno in mezzo agli altri. uno in mezzo a centomila. uno forse più grande di quello che in prima istanza si potrebbe pensare. perchè se uno che regge trent'anni di isolamento non si ammazza deve avere una sorta di ego talmente smisurato da renderlo a suo modo grande. comunque sia, TOM HARDY ha regalato un'interpretazione memorabile facciale e corporale. tra l'altro un corpo che refn decide di condividere col pubblico, dio li abbia in gloria.
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