Regia di Hannes Stöhr vedi scheda film
Ickarus è un attivissimo deejay berlinese dei giorni nostri. Dovrebbe lavorare al suo nuovo disco, ma l’ispirazione gli manca, quindi trova temporaneo conforto nelle droghe. La compagna (che, delusa da lui, si rimette insieme a una ragazza), la sua discografica, padre e fratello alla fine riescono a farlo ricoverare in una sorta di centro recupero dalle dipendenze. Ickarus sgarra un po’, scappando e rientrando, e nelle uscite fa sesso rapidissimo nei cessi dei locali. Fino a che, una volta toccata con mano la morte, realizza il valore dell’esistenza e si concentra sulla musica. Che, neanche a dirlo, gli salverà la vita. Il protagonista Paul Kalkbrenner è disc jockey anche nella vita reale (e lo si capisce dai molti momenti live). L’obiettivo degli autori sarebbe, tramite la sua figura, raccontare una parabola creativa esemplare a vent’anni dalla caduta del Muro. L’esito è un film scolastico, con una seconda parte che aspira a Qualcuno volò sul nido del cuculo, senza avere neanche un briciolo di quel ritmo né l’ironia. Forse a conferirgli uno status di inclassificabilità sono proprio quel fascino trash, ma serioso, tipico della fiction tedesca e il riuso piattissimo di temi come creazione, dannazione e rinascita. Se Berlino chiama, il cinema non risponde.
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