Regia di Federico Moccia vedi scheda film
Catalogo di assurdità e banalità - pure piuttosto datate, visto che a tratti sembra di ritrovarsi fra le pagine di Cioè, così anni '80 - sulle pischellette prepuberali che tanto piacciono al circa cinquantenne Moccia. Il figlio di Pipolo (quello che fece coppia, nonchè tanti danni e qualche robetta apprezzabile, con Castellano) decide di prepotenza di fare immediatamente un film sul suo ultimo, omonimo libro, arrogandosi velleità di regista che davvero fanno sbellicare per non volersene fare rattristare: il metodo è quello di battere il ferro finchè è caldo, cioè incassare quanto più possibile da queste bamboccette facilmente emozionabili e manipolabili. Il ritratto generazionale è impietoso, anche se probabilmente Moccia vorrebbe apparire affettuoso e 'paterno' (ma, malauguratamente per lui, assomiglia più allo zio viscido e guardone); le quattordicenni del 2009 sono secondo lui delle sgualdrinelle sciagurate prive di valori morali ed incapaci di apprezzare il 'bello', destinate ad una vita di Tiziano Ferro, lezioni di tennis col maestro muscoloide e decerebrato, frenetiche nottate in discoteca seminude e shopping di scarpe, più scarpe, vestiti e altre scarpe. Le cottarelle si alternano alle sveltine: quale innocenza si può pretendere da simili personaggi? Tolto che, certamente, queste storie si trovino pure nella realtà (che è comunque un attimino più variegata e fantasiosa), rimane però davvero stomachevole il gusto, tutto moccioso, di voler raccontare un'età prendendone solo i momenti patetici, superficiali, banalizzanti. Di qua non si va da nessuna parte, ma in compenso ci si va con un bel sacchettone marrone, tutto rigonfio di verdoni, con il simbolo del dollaro impresso sopra: Moccia si tolga pure la mascherina nera, ormai è riconoscibilissimo. 1/10.
L'anno scolastico, da settembre all'estate successiva, di una tizia di 14 anni: problemucci con i genitori, ma soddisfazioni con i nonni (anche se il nonno a un certo punto, di brutto, muore), compagne più o meno simpatiche, la cotta per il belloccio che non riesce a conquistare, e allora intanto 'sta tizia fa lingue in giro con chiunque.
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