Regia di Rodrigo Garcia vedi scheda film
Film drammatico molto attento e scrupoloso nell’indagare il rapporto che, come da titolo, lega indissolubilmente una madre ai suoi figli, anche, se non soprattutto, quando forze maggiori alla singola volontà ci si mettono con prepotenza di mezzo (ma si sa il tempo condiviso è più importante di un legame di sangue).
Tre storie destinate ad accavallarsi com’è spesso nello stile di Alejandro Gonzalez Inarritu qui presente nelle vesti di produttore.
Karen (Annette Bening) ha avuto una figlia a 14 anni che è stata obbligata ad abbondare dalla madre e le sua vita ne ha risentito parecchio faticando ad aprirsi agli altri, almeno fino a quando non conosce il nuovo collega Paco (Jimmy Smith).
Elizabeth (Naomi Watts) è cresciuta da sola, creandosi una corazza contro ogni sentimento, ed una carriera d’avvocato importante fino a quando non si trova a lavorare con Paul (Samuel L. Jackson) ed un fatto inaspettato cambierà per sempre le cose.
Lucy (Kerry Whashington) è sposata e felice, le manca solo, e terribilmente, un figlio che però la natura ha deciso non possa avere, per questo cercherà un neonato in adozione, ma questa soluzione presenta molti ostacoli da superare.
Tre figure femminili descritte in maniera profonda e senza attenuanti di sorta sono la chiave di questo melodramma in grado di toccare corde emotive profonde, laceranti e complicate (devo ammettere che almeno in un paio di passaggi non ho potuto evitare di lasciar uscire qualche genuina lacrima), un po’ grazie ad una sceneggiatura oliata e dinamica che si apre come un ventaglio e che compenetra le varie vicende senza fretta e con strenua lucidità (senza dimenticare frasi ad effetto alquanto efficaci), un po’ grazie alle tre interpreti protagoniste che sono decisamente brave, soprattutto la Bening e la Watts sono quasi superlative, alle prese con personaggi che, oltre ad essere legati tra di loro, sono molto contrastanti e davvero sferzati da ciò che la vita ha “regalato” loro.
E Garcia è bravo a districarsi nella storia in suo possesso, scavando nei volti, sfruttando i corpi (standing ovation per la Watts), mescolando momenti duri ad altri più umani e consolatori.
Probabilmente l’anello debole rimane la parte conclusiva, un po’ per alcune scelte meno felici (ad esempio vedasi Lucy alle prese con l’infante, scena che mal s’inserisce in mezzo al “tanto” altro), un po’ per un vero e proprio finale che ad un certo punto ci si aspetta, ma che non riesce a mantenersi sulla profondità emotiva del resto del lavoro.
In ogni caso il risultato rimane sostanzialmente buono, piacerà molto al pubblico femminile, ma di fronte a storie del genere, per giunta raccontate assai bene, chiunque non dovrebbe aver problemi a lasciarsi andare e ritrovarsi velocemente sui titoli di coda (infatti le due ore trascorrono senza intoppi).
Profondo.
VOTO : 7,5/10.
Il tipo di film non richiede certo voli pindarici alla regia, ma riesce comunque a farsi notare (soprattutto con alcune inquadrature che riescono a scavare nei personaggi e nelle scene) ed a mantenere un convincente equilibrio tra le varie componenti e sottostorie.
Scrupoloso ed avvolgente.
Ruolo di secondo piano, discreto nei modi (ovvero si muove in punta di piedi), sempre sicuro nell'esporsi e senza paura di farlo.
Concreto.
Ottimo ruolo, sicuramente uno tra i migliori che ha avuto negli ultimi anni, e lei è stata favolosa nel rendere arcigno, ed anche "spietato" (come lo è stata la stessa vita nei suoi confronti) il suo personaggio.
Fantastica e sexy da morire.
Piccolissima parte, espletata comunque con sicurezza e sangue freddo.
Altro ottimo ruolo e brillante prova d'attrice esperta e pragmatica.
Personaggio ostico, reso in maniera indelebile dalla sua presenza che riesce a renderlo al massimo in ogni scena.
Chapeau!
Bel ruolo, anche se inferiore a quello delle sue due colleghe, grazie al quale si fa valere.
Brava (e parecchio bella come sempre, ma qui più "alla portata" rispetto ad altre circostanze).
Sufficiente.
Poco più di una comparsata per lei che comunque stupisce per quanto è ancora bella.
Semplice ed alla mano (fa da perfetto contraltare ai complicati ruoli femminili), offre un buon contributo alla causa e questa rimane una delle sue prove migliori al cinema.
Discreta.
Ruolo un pò tralasciato e non proprio edificante.
Lui se la cava.
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