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La menace

Regia di Alain Corneau vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su La menace

di John_Nada1975
6 stelle

Bel noir ma si potrebbe pure dire polar per la predominanza dello sbirro bastardo e manipolato fino alla fine Jean-François Balmer, comunque inferiore al precedente e sempre con Montand "Police Python 357", per il talentuoso ex-aiuto di Melville, Alain Corneau.

Dal precedente riprende lo schema del protagonista messo in un meccanismo infernale, nel primo per liberarsene e distogliere da lui i sospetti, in questo addirittura per attirarseli addosso e incentrarsene, in un diabolico piano di salvataggio finale per sè, e la giovane compagna(Carole Laure, in quota co-produzione canadese), che aspetta il loro nascituro, ingiustamente accusata al suo posto di un delitto in realtà mai commesso, poiché un suicidio.

Come la Sandrelli in "Police Python 357" citato, ancora non si è perso il vezzo vanitoso di accoppiare Montand 57enne ma già abbastanza barbugio, con ragazze di 25, oltre trenta anni meno di lui, e qui almeno si spiega poiché ha la grana come proprietario di una ditta di trasporti su camion però in cattive acque, mentre di là era soltanto un Ispettore della omicidi. Ambientazione sempre lionese resa al meglio da un grande direttore della fotografia, ma è molto bella pure la parte finale canadese, non mandando neppure di originalità con la forse esagerata ma di grande impatto spettacolare caccia all'uomo dei camion Peterbilt e Freihauf.

Intreccio

Bel noir ma si potrebbe pure dire polar per la predominanza dello sbirro bastardo e manipolato fino alla fine Jean-François Balmer, comunque inferiore al precedente e sempre con Montand "Police Python 357", per il talentuoso ex-aiuto di Melville, Alain Corneau.

Dal precedente riprende lo schema del protagonista messo in un meccanismo infernale ma non cosi troppo artificioso come dicono alcuni, nel primo per liberarsene e distogliere da lui i sospetti, in questo addirittura per attirarseli addosso e incentrarsene, in un diabolico piano di salvataggio finale per sè, e la giovane compagna(Carole Laure, in quota co-produzione canadese), che aspetta il loro nascituro, ingiustamente accusata al suo posto di un delitto in realtà mai commesso, poiché un suicidio.

Come la Sandrelli in "Police Python 357" citato, ancora non si è perso il vezzo vanitoso di accoppiare Montand 57enne ma già abbastanza barbugio, con ragazze di 25, oltre trenta anni meno di lui, e qui almeno si spiega poiché ha la grana come proprietario di una ditta di trasporti su camion però in cattive acque, mentre di là era soltanto un Ispettore della omicidi. Ambientazione sempre lionese resa al meglio da un grande direttore della fotografia Pierre-William Glenn, ma è molto bella pure la parte finale canadese, non mandando neppure di originalità con la forse esagerata ma di grande impatto spettacolare caccia all'uomo dei camion Peterbilt e Freihauf.

La sequenza del suicidio gettandosi giù dalla rocca di Marie Dubois(che fu premiata con ìl Cèsar come Migliore non protagonista), con ampio uso della camera mano in soggettiva, è tra le più disturbanti e veristiche sequenze di autolesionismo, mai viste.

Bella colonna sonora di Gerry Mulligan, ma è scontato.

Incisiva l'osservazione che anche un uomo con scarse attrattive estetiche come l'ispettore impersonato da Balmer, può trattare come merde con  il sorrisetto perfido compiaciuto pensando alla prossima, e gettare via quali scarpe usate da cambiare una volta dopo il giro della giostra, ragazze bellissime, soltanto perché bastardo e sicuro di sè, da e per il ruolo che ricopre.

 

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