Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Grandissima commedia, una delle migliori di Lubitsch. C’è il mondo dell’alta società, rappresentato da un’ereditiera (Kay Francis) la cui unica occupazione sembra quella di tenere a bada con stile i pretendenti (“il matrimonio è un delizioso errore, ma con voi sarebbe solo un errore”). Ci sono due ladri d’alto bordo (Herbert Marshall e Miriam Hopkins, sublimi) che, dopo aver cercato inizialmente di fregarsi a vicenda, decidono di mettersi insieme nella vita e nel ‘lavoro’. Poi c’è la servitù, che assiste perplessa a una vicenda che non capisce e cerca di inserire un controcanto ironico (a parte i domestici della signora, va ricordata la scena in cui Marshall attende in un séparé la Hopkins al loro primo appuntamento e domanda “cameriere, se Romeo diventasse Casanova e dovesse incontrare una Giulietta capace di trasformarsi in Cleopatra, lei con cosa comincerebbe?”: il cameriere, esitante, “comincerei con un cocktail, signore”, e Marshall approva con gravità “cameriere, siete un genio”). I due ladri riescono a introdursi nella casa dell’ereditiera, lui come segretario e lei come dattilografa, ovviamente allo scopo di derubarla (cioè di compiere il “guaio in paradiso” del titolo originale), ma sorgono complicazioni sentimentali: la donna si innamora di lui, lui un po’ la ricambia, la complice si ingelosisce. Il ristabilimento finale dell’ordine, nonostante l’allegria dell’ultima scena, somiglia molto a una cacciata dall’Eden.
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