Regia di Jason Reitman vedi scheda film
ANTICIPAZIONE DEL FINALE - Nel panorama del cinema contemporaneo americano è certamente un film da apprezzare. Da apprezzare è anche un attore come George Clooney, il quale, benché divo, non è scivolato nel cinema da pop-corn, nelle sciocchezzuole, o nel mero sfruttamento del suo essere un sex-symbol. E' un film che è anche coraggioso, perché non ha i soliti elementi acchiappa-pubblico anche dove ce si li aspetterebbe.
L'opera riflette sul fenomeno dei licenziamenti nel periodo della crisi di qualche anno fa, ma forse anche di più sull'ingrato ruolo di chi doveva attuarli. Dalla pellicola si evince che c'erano (o ci sono) persino figure professionali che lavoravano per conto terzi, le quali vengono cioè chiamate dalle varie aziende per comunicare agli sfortunati di turno il loro licenziamento. Clooney riveste i panni proprio di uno di questi tecnici che si ingegnano come inzuccherare una pillola molto amara; più che il licenziamento, tuttavia, è proprio questa ipocrisia delle aziende a disgustare aguzzini e vittime. La franchezza è sempre un atteggiamento più nobile del mascherare in tutti modi la vera natura di un'azione. E' interessante a questo proposito la diversa dinamica psicologica del personaggio di Clooney e della sua giovane collega: lui ha fatto la corazza contro questo disgusto, ma lei ancora no, e comunque non intende farlo. E' un film, quindi, che indirettamente parla anche di coscienza, e di come questa possa essere ascoltata o soffocata a seconda dei casi.
A margine, si può riflettere anche su un altro punto. Cioè: è vero, c'è la crisi, ma quei licenziamenti sono proprio tutti necessari? In parte lo sono certamente, ma è inevitabile porsi certe domande. E' altrettanto vero, infatti, che non tutti i licenziamenti sono inevitabili o giustamente motivati. Non di rado, infatti, sfruttando la giustificazione della crisi economica, taluni vengono licenziati semplicemente perché l'azienda vuole guadagnare di più quando sta già bene.
Il percorso morale del protagonista consiste nell'essere scosso sia nel lato professionale della sua vita, che in quello affettivo. La sua giovanissima collega gli fa capire, infatti, che il suo mestiere non è affatto nobile, e che la vita da scapolo che salta di letto in letto non è certo quello che egli desidera nel profondo. Una lezione gliela dà anche la sua amante, la quale lo supera in cinismo, e gli dà con ciò un salutare schiaffo morale. Ora l'essere solo non è più libertà ma... solitudine.
E' un film diretto e sceneggiato bene, interpretato con dignità, e che ha qualcosa da dire (il che non è poco). Soprattutto George Clooney si conferma un attore di grosso calibro, capace di rendere le sfumature dell'anima.
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