Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Mamma Roma, donna "di vita",con due porci al guinzaglio entra in scena,ridendo e cantando stornelli romani.E' un giorno speciale per "Mamma Roma",lascia la "vita" per far la fruttarola,riprendendo con se il figlio Ettore che vive in provincia,cercando di avviarlo ad un futuro migliore.L'ingresso di "Mamma Roma" si consuma cosi':puro,scanzonato e ruspante,un irridenza verso il disagio di una vita sciagurata.Uno "show" ambientato durante un banchetto matrimoniale,al sapore di sottoproletariato.Ripresa frontale con vista teatrale,ricomposta secondo dettami da cenacoli "Leonardeschi".Dopo "Accattone," Pasolini torna nella Roma inurbana,lurida,lasciva e scrostata,la periferia dei papponi,ladri e puttane.Un mondo stante a se,dove Accattone ne era figura "passiva" nell'aura disgraziata.Qui invece il sottoproletario si vuole elevare ad un rango sociale che gli "spetta" di diritto."Mamma Roma" segna il contrappasso dell'esistenza votata al disagio la cui "Mamma" cerca di combattere per amore della sua creatura.La regia del poeta di Casarsa,aumenta nello stilismo,pregno di barocchismi studiati che abbandonano la purezza dell'esordio "Accattoniano".La periferia de "noantri" è ripresa in carrelli,piani sequenza e camera fissa.Una narrazione del lurido urbano,sublime nelle vesti "Pasoliniane",entrano in scena i pezzi di popolo il cui humus di poverta' è ormai motivo di vergogna per l'intensa Magnani.La citta eterna è l'acquario populista,grondante di mestieri antichi ed emozioni coatte.La figurazione filmica appare cosi', lucente nello straordinario bianco e nero di Delli Colli,quasi a volerne spezzare il piglio doloroso di una societa' complessa.La societa' di un "boom" che avanza,dimenticando uno spicchio di mondo degradato,ma vitale e puro nella dolcezza che andava inquinandosi col "virus" della piccola borghesia,tramutandone costumi e sbiadendone i "colori".Una poesia di una MAMMA scritta da Pasolini con la cinepresa,un epopea tanto vitale quanto disturbante nel distruggerne un "sogno".La Magnani è potente,magnetica nella "maschera" di prostituta popolana,forse l'unica attrice a poter dar vita ad una figura dall'antropologia profana.E' straordinario quest'animo materno che s'immola,la sua forza di vivere nell'ambizione del "sogno" da "signora" perbene,godendone un agio in cui immettere il figlio Ettore.Il giovane è una figura disgraziata,malaticcio e poco avvezzo alla fatica,incline al furto e a cattive compagnie.Un viso trovato da Pasolini in un osteria romana,un cameriere di nome Ettore Garofalo che rivedremo una dozzina d'anni dopo nei panni del figlio cornuto di Mazzatella/Manfredi in "Brutti,sporchi e cattivi".Il regalo di Pasolini è una Mamma,una citta' e un figlio,nel piglio "rinascimentale" che ne scrive umori,sensazioni e lacrime come in un dipinto del Masaccio o Mantegna.Ovviamente in storie cosi' bruciate,il ricorso ad attori non professionisti è quasi una tappa obbligata,dove ritroviamo l'Accattone Franco Citti,nei panni laidi del pappone di Mamma Roma.La trasfigurazione finale della donna è un inno disperato di uno strato sociale che si avvia alla fine,come Ettore,novello Gesu' Cristo ucciso dal "sogno" di una vita forzata.L'urlo e lo sguardo catatonico della Magnani sono il "dogma" di un populismo uccisosi con le proprie mani.Mamma Roma è un film sulla sconfitta sociale dell'umanita' disagiata,condannata a subire passivamente e in religioso silenzio le brutture della vita......
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