Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Uno non fa a tempo a rivalutare Accattone che incappa in questa opera seconda di PPP, che pare una brutta copia di quell'intenso e calibrato debutto. In Accattone, dietro l'analfabetismo stilistico di PPP, si scorgevano squarci di Poesia; c'era una certa cura nella composizione dell'immagine, nell'utilizzo delle luci, nella messinscena; c'era un copione equilibrato, tematiche esposte in modo lucido, aperture visionarie degne di un Bunuel e o di un Bergman (il famoso sogno del funerale di Accattone). Niente di tutto ciò in Mamma Roma. Qui si accatastano alla rinfusa gli spunti tematici che avevano fatto di Accattone un film sfolgorante (la Morte, l'Amore, la miseria, lo sfruttamento, il lavoro come prigione, l'iconografia cristiana, la responsabilità). Lo stile è indifendibilmente sciatto: manca proprio il concetto irrinunciabile che "solo con una certa forma si possono esprimere certi contenuti", principio fondante di ogni forma d'espressione artistica, in quanto i contenuti da soli (a maggior ragione se, come in Mamma Roma, approssivamente abbozzati) non fanno un grande film: ci vuole una forma sapiente che li veicoli...Si salvano solo gli attori, tutti perfettamente in parte (Nannarella in primis). Chissà, magari tra qualche anno lo rivaluto, come ho fatto con Accattone...
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