Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Trentesimo lungometraggio di finzione di un autore vecchio anagraficamente ma giovane nell'animo: il suo è un cinema da camera dagli umori truffautiani, incarnati dall'amour fou tra l'impiegato Macario (Ricardo Trepa, nipote del regista) e la sfuggente bionda che, complice il destino, più volte pare a lui inaccessibile.
Lunghe inquadrature fisse - ma il film è tutt'altro che statico - voyeurismo, un senso di ineluttabilità e un piacere del racconto che hanno pochi eguali fanno di 'Singolarità di una ragazza bionda', nonostante la breve durata, uno dei più sorprendenti film - almeno per me che, colpevolmente, ho visto pochi film di De Oliveira - delle ultime stagioni.
Voto: 8.
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