Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
"Quello che non riesci a dire alla tua consorte, quello che non riesci a dire al tuo migliore amico, confidalo ad uno sconosciuto". Con riferimento a questa saggia massima, lo sfortunato protagonista di questa melodrammatica vicenda si accinge a raccontare alla passeggera sconosciuta che gli siede accanto durante un tragitto in treno verso l'Algarve, la sua triste e contrastata storia d'amore con una splendida ragazza bionda dell'alta borghesia.
De Oliveira ha diretto questo "corto" lungometraggio nel 2009, a 100 anni compiuti: lui che inizio' nel 1931 con uno splendido e moderno documentario sulla frenetica attivita' portuale presso il fiume Douro mentre era ancora ragazzino (Douro fauna fluvial), e che diresse con "Aniki bobo" nel '41 uno dei piu' straordinari esempi di cinema neorealista europeo di tutti i tempi; ora il grande vecchio - che si permette giustamente da oltre un trentennio di rappresentare il mondo moderno con lo sguardo essenziale e fondamentalmente antico ma sempre attuale di chi ha cavalcato un secolo che vale mille anni di storia precedente quanto a progresso tecnologico, sociale e umano - ci racconta una triste favola di un amore contrastato da eventi e circostanze sfavorevoli che sembra uscita da un romanzo a puntate dei primi del novecento. Il destino avverso di un giovane intraprendente quanto ingenuo contabile e' segnato dall'incontro fatale con una splendida fanciulla bionda con ventaglio, dirimpettaia all'ufficio presso il quale lavora. Il ragazzo fa di tutto per incrociarla, la corteggia, la chiede in sposa alla madre, viene licenziato dallo zio-padrone, apparentemente perfido, ma che in realta' aveva gia' capito tutto il dramma da un piccolo quanto apparentemente insignificante episodio di furto verificatosi nel suo avviato negozio di abbigliamento. Dopo molti ostacoli e traversie, quando i giochi sembrano fatti e il lieto fine assicurato, la natura fara' il suo corso e le persone non potranno certo cambiare un destino gia' segnato e non certo facile da accettare, E proprio nel finale, un treno, quello dell'inizio della storia, scorre rapido e inesorabile verso la sua strada obbligata, che spesso e' quella che ognuno di noi e' costretto a percorrere. Nessun altro tranne de Oliveira potrebbe permettersi il lusso di ambientare in oggi una storia del genere, mantenendo situazioni, usi e costumi di una societa' ottocentesca che egli stesso ha sfiorato nella sua lunga intesa vita d'artista e di uomo. Un capolavoro, l'ennesimo del maestro, che punta all'essenzialita', al rigore, all'anima interiore piuttosto che alla forma e alla superficie.
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