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Il riccio

Regia di Mona Achache vedi scheda film

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La recensione su Il riccio

di FilmTv Rivista
6 stelle

L’eleganza è sparita dal titolo ma non dalla sostanza, in questa aggraziata trasposizione del bestseller di Muriel Barbery. Il riccio, animale riservato che occulta con gli aculei una bellezza insospettabile, è metafora delle esistenze parallele di Paloma e Renée; l’una nasconde ai nevrotici genitori altoborghesi la sua insopprimibile lucidità e il proposito di suicidarsi nel suo 12° compleanno; l’altra cela, dietro il cliché attentamente riprodotto della portinaia sciatta e ottusa, una cultura raffinata e vorace. Creature affini senza sapere di esserlo, conservano la propria ricchezza interiore in un luogo appartato, ben sapendo che all’esterno degli aculei c’è un mondo incapace di apprezzare la loro viva e dolente complessità. Vivono nello stesso condominio parigino, ma potrebbero non sfiorarsi mai se non fosse per l’entrata in scena di Monsieur Ozu, la cui eleganza nient’affatto nascosta (ma tanto meno esibita, in un miracoloso equilibrio di minimalismo e intensità espressiva che lo assimila al suo celebre omonimo) insegna a Paloma e Renée che aprirsi al mondo è possibile, senza per questo cedere alle ipocrisie. Per l’esordiente Mona Achache (classe 1981) l’eleganza è una questione di sguardo; il suo si sovrappone a quello della precoce Paloma, che inquadra la sua famiglia nell’obiettivo spietato di una vecchia telecamera. In un mondo di adolescenti risucchiati nell’estetica del videofonino, stride felicemente questa undicenne che si fa regista in miniatura, decisa a registrare con spirito dardenniano e un’implacabile voce fuori campo la cruda verità dei suoi consanguinei. Il film si concentra in gran parte sulla protagonista più giovane, annullando l’equilibrio a due voci del romanzo e relegando la vicenda di Renée a toni un po’ troppo favolistici, ma ha il grande pregio di consegnarci un delicato ritratto d’infanzia, tratteggiato con una sensibilità tutta francese; da Antoine Doinel fino alla Stella di Sylvie Verheyde, Paloma s’inserisce a pieno titolo nella galleria di questi coetanei fotografati con spiazzante sincerità e intelligenza.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 1 del 2010

Autore: Ilaria Feole

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