Regia di Mona Achache vedi scheda film
L'inizio non è dei più incoraggianti e stenta a catturare l'interesse. Ma se si riesce a resistere alla tentazione di fuga, presto o tardi i personaggi dovrebbero risultare capaci di conquistare. Certo il ritmo non subirà mai un'accelerazione, restando sempre su canoni diciamo "riflessivi", ma l'attenzione sarà tutta volta a gustarsi i dialoghi e le interazioni fra i protagonisti, soprattutto i tre principali.
Custode di valide perle di saggezza, dispensate gradualmente nel corso dello svolgimento, l'intreccio è un sensibile ritratto di una figura eccezionale, moderna fiaba che ne richiama tante altre, fra le sue numerose citazioni letterarie.
A tal proposito, preciso che non ho ancora mai avuto l'occasione di leggere L'eleganza del riccio (L'Élégance du hérisson), il libro di Muriel Barbery dal quale fu tratto questo film. Ma chi l'ha già fatto mi ha sempre garantito che è decisamente migliore (oltre ad essere profondamente diverso) e alquanto superiore in qualità alla sua (assai libera) trasposizione. Che comunque per me si è rivelata discreta. Soprattutto nei contenuti, più che nella forma, in effetti discutibile nella sua riuscita.
Temo che la noia latente sia ineliminabile, per una difficoltà insita e inscindibile già nell'introspettivo romanzo d'ispirazione, troppo difficile da rendere con efficacia sullo schermo.
Brava. Intensa e credibile interpretazione di Renée Michel. In realtà è la vera protagonista.
Anche per lei una buona prova nel ruolo di Paloma Josse. Narra la storia (nel film).
Ecco, forse la prima scintilla d'attrazione per quanto accade scocca all'arrivo di Kakuro Ozu.
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