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Il riccio

Regia di Mona Achache vedi scheda film

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hupp2000

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La recensione su Il riccio

di hupp2000
8 stelle

L’ho visto senza aver letto il libro e, soprattutto, senza conoscerne la trama. Personalmente, mi era sufficiente la presenza di Josiane Balasko, che considero una fuoriclasse del cinema francese. Ammetto che, durante il primo quarto d’ora, mi chiedevo dove si andasse a parare ed ero piuttosto perplesso. Poi, i dialoghi hanno cominciato a strutturarsi in maniera oroginale, i personaggi e l’ambiente hanno preso corpo e mi sono lasciato gradevolmente coinvolgere. La ragazzina aspirante suicida, che filma la sua famiglia e dintorni con una vecchia telecamera, esprime con voce fuori campo riflessioni improbabili per la sua età, ma molto interessanti. Ci si infilano filosofia, critica della famiglia alto-borghese, critica sociale, psicoanalisi, osservazione di se stessi e degli altri. Entrano poi in scena gli altri due protagonisti, la portiera dello stabile e il nuovo inquilino giapponese, il signor Ozu. La prima è interpretata dalla sempre più stupefacente Josiane Balasko. Bulimica di cioccolata e di lettura, incarna con grande coraggio la classica persona bella dentro ma sgraziata fuori. Non teme di mostrarsi trascurata, sovrappeso, antipatica come si richiede ad un cane addestrato per la guardia. Poi, grazie alla mediazione del signor Ozu e all’incontro con la bambina, inizia una trasformazione interiore ed esteriore che l’attrice riesce ad esprimere con gli occhi, con una semplice piega delle labbra. Continua a non sorridere quasi mai e a parlare ruvidamente, ma ci si accorge che qualche cosa è cambiato. Raccontare il finale – davvero inaspettato - sarebbe di pessimo gusto. Senza alcun motivo apparente, il film si concede due o tre momenti di animazione in bianco e nero, quasi un ornamento, con una grafica semplice ma efficace nell’illustrare l’ultima inquadratura proiettata. Anche la nostra dodicenne disegna, anche lei in bianco e nero. Tratteggia con estro, in stile quasi pop, i tasselli di una grande griglia che si va riempiendo lungo l’intera vicenda. La scena in cui, per sperimentare l’efficacia dei sonniferi che intende utilizzare per il suo suicidio, uccide il pesciolino rosso della sorella, è di questi tempi quanto di più politicamente scorretto si possa immaginare! In un ruolo minore ma efficace, compare Ariane Ascaride, moglie e attrice-feticcio di Robert Guédiguian. Ecco un film che sconsiglio vivamente a tutti coloro che considerano il cinema francese lento e cerebrale, luogo comune che sento ripetere da decenni. E’ solo una questione di linguaggio cinematografico e non si possono conoscere tutte le lingue del mondo...

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