Regia di Mona Achache vedi scheda film
Liberamente tratto da un successo editoriale di qualche anno fa che non ho avuto modo di leggere, "Il riccio" di Mona Achache è un discreto racconto di formazione che coinvolge a sufficienza ma non convince del tutto. Colpa forse della piccola protagonista, Garance Le Guillermic, che sarà anche bravina ma interpreta la classica enfant prodige poco credibile e a tratti insopportabile. Insoddisfatta, cinica e disillusa già ad undici anni, decide di suicidarsi il giorno del suo dodicesimo compleanno perchè decisa a non fare la fine di un pesce in una boccia di vetro. Questa è la visione che la bambina ha del mondo e dei suoi familiari e non esita a spiattellarcelo in faccia con la scusa del documentario che decide di girare quale testimonianza del suo ultimo anno di vita. Caso vuole che, proprio l' ultima settimana, complice l' arrivo di un nuovo e misterioso inquilino, trovi una vera amica nella portinaia della palazzina dove abita. Quest' ultima, fredda e distaccata solo in apparenza, è in realtà una donna sensibile, dai gusti sofisticati ed eleganti (da qui il titolo del libro - L'eleganza del riccio - e poi quello del film) ma da troppi anni abituata a lasciarsi vivere senza slanci, soprattutto emotivi. Il rapporto fra le due, tutto sommato, sarà d'aiuto ad entrambe. Niente di che, la morale è molto romantica, l' ironia non manca e si sorride in più di un' occasione ma alcuni passaggi sono un pò troppo forzati : il ritratto familiare è eccessivamente tragicomico e come già detto, la protagonista è divorata dalla saccenza. Bene, invece, Josiane Balasko ma il ruolo sembrava scritto appositamente per lei. Diverse sono le citazioni cinematografiche e letterarie disseminate nella pellicola, l' immagine che proverò a ricordare sarà quella del "riccio", rinchiuso nella sua tana, circondata di soli libri e barrette di cioccolato. Ha un non so che di confortante.
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