Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
VOTO : 6/7.
Più che un film questo di Refn è un vero e proprio trip psicadelico, all’interno del quale la storia fa da contorno a tutte le scelte personali, forti, e probabilmente astruse ad una mente normale (sicuramente lo sono ad un regista ordinario e/o senza talento) che caratterizzano praticamente tutte le scene dall’inizio alla fine.
Certo rimane un film “impossibile” per chi ricerca una storia compiuta e semplicemente dispiegata, ma anche troppo affascinante per come è costruito tanto da lasciare a bocca aperta (occhi spalancati, orecchie belle spianate) e quasi sgomenti.
One eye (Mads Mikkelsen) è un guerriero muto e solitario che dopo anni di prigionia riesce a fuggire assieme al piccolo Are, lasciando alle sue spalle una scia di sangue.
Quando i due incontrano degli uomini pronti per le crociate s’imbarcano con loro, ma invece di arrivare in terra santa si ritrovano in una terra sconosciuta piena di insidie.
Immagini e musiche si accavallano in continuazione e risulta ben presto chiaro come questo lavoro non sia la solita storia sui vichinghi.
Anzi non è proprio la solita storia o forse nemmeno si cerca una vera e propria narrazione (già i dialoghi si contono col contagocce) che comunque viene presentata divisa in capitoli (dai titoli emblematici) e che trova momenti angoscianti lungo il suo tragitto che a tratti sa essere travolgente.
Su tutto spicca (ripresa da ogni angolazione) la figura del guerriero dall’occhio solo (da qui il nome attribuitogli dal giovane compagno di viaggio) ritenuto venire dall’inferno, ma che poi diverrà soprattutto altro in un finale potente e suadente (seguito da disturbanti suoni sui titoli di coda).
Soprattuto comunque colpiscono le scelte estetiche, non solo quando la violenza irrompe (come spesso accade con Refn questa arriva improvvisa e sfocia in reale crudezza), ma anche nelle rappresentazioni dei singoli riquadri, con condizioni ambientali, e non solo paesaggistiche, spesso superlative evidenziate da una fotografia decisamente riuscita.
Insomma questo “Valhalla rising” è un lavoro che si presenta senza concessioni al facile consumo, con annesse possibili difficoltà di ricezione, ma davvero personale e visivamente un’avventura nell’avventura, circa novanta minuti in cui si finisce letteralmente assorbiti dalle immagini.
Certo una storia più delineata non sarebbe stata respinta al mittente, ma ciò nonostante rimane un film che non si scorda facilmente per una valanga di buoni motivi.
Potente e allucinatorio.
VOTO : 6/7.
Maestoso, ambizioso, talentuoso, forse anche un pretenzioso, ma mette in mostra un talento non convenzionale e capace di picchi notevoli.
Spiazzante ed ammaliante.
VOTO : 6/7.
Enigmatico e possente, presenza scenica consistente.
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