Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film
in cinque capitoli si viene introdotti in un manipolo di persone che organizzano incontri di lotta all'ultimo sangue. ci troviamo in lande desolate senza di un villaggio o di una casa. l'unica costruzione è una gabbia nel quale viene rinchiuso l'invincibile combattente muto e senza un occhio. viene tenuto legato con un guinzaglio al collo ed è di proprietà di un uomo che lo usa per far soldi. però questi pagani che sembra vivano tra le nubi perenni di terre tormentate da tempeste, sono assediati e sterminati dai portatori cristiani della croce, che infondono il nome di dio con l'aiuto della spada. si vocifera addirittura, si dicono i pagani, che i cristiani si cibino e bevano il corpo e il sangue del loro dio!!! così come si dice che il combattente muto sia invincibile perchè sostenuto dall'odio. ma ciò che pensa l'uomo a noi spettatori viene forse trasmesso attraverso le proprie visioni, colorate da un acceso color rosso. una volta sterminati gli uomini che lo tenevano prigioniero e che lo sfruttavano, decapitandoli e squartandoli ancora vivi, il nostro parte per un viaggio che lo farà incontrare con cavalieri cristiani diretti in terra santa. l'unico suo tramite, che difende a costo della propria vita, è il ragazzino che parla per lui. tutto ciò che il combattente divenuto guerriero fa, lo fa per un motivo. partiti in barca per la terra santa, si perdono in una calma piatta immersa in una nebbia irreale che fa chiedere ai personaggi e a me se non sia già il regno dei morti, o una sorta di anticamera, sul decidersi dove andare, un pò come nel film della labaki, dove c'era il cimitero diviso in due. i cristiani cominciano a delirare per la mancanza di acqua potabile, almeno così credono, e ad addossare la colpa della mencanza di vento e della persistenza di quella venefica nebbia ai pagani. a coloro che non credono nel loro dio, nel dio giusto. approderanno ad un'altra terra, ma che decideranno di beatificare nel nome del signore, non prima però di finire il loro viaggio sterminati da un popolo indio. ne rimarrà uno. di certo, tutto si potrà dire del danese, ma non che non ti sorprenda. sicuramente questo suo viaggio in lande geografiche e mentali glorificate da una fotografia ad olio magistrale non lascia indifferenti. aldilà del protagonista, aldilà della violenza, aldilà del messaggio, che non fa staccare gli occhi dallo schermo è il suo viaggio cinematografico costruito grazie ai più o meno lenti passaggi di colori della sua fotografia. sicuramente da vedere.
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