Regia di Steven E. Gordon, Boyd Kirkland vedi scheda film
“Libidine! Doppia libidine!”. È una famosa frase del film degli anni ’80 “Bomber”, quando Jerry Calà era un astro nascente di cinema e tv trash di quegli anni. All’epoca la frase, proferita durante un importante incontro di boxe, aveva un senso, ma soprattutto risultava coerente ed adeguata al contesto. Chi avrebbe mai pensato che oltre trent’anni dopo, in un’operazione commerciale di riabilitazione cine-televisiva del comico milanese, questa stessa frase potesse rappresentare una battuta di un film su un cartoon Disney rivisitato in chiave moderna? Roba che nemmeno i bookmakers inglesi, notoriamente avvezzi a far scommettere veramente su tutto, avrebbero osato quotare.
Eppure accade. È il punto più basso, certo, ma è pur sempre uno dei passaggi del film “Biancaneve e gli 007 nani”, mediocre produzione straniera che, passata per l’Italia, presumibilmente nella capitale padana, diventa un prodotto ancor peggiore. La trama è presto raccontata: una barbie mora, chiamata chissà per quale ragione Biancaneve e doppiata da Antonella Clerici, è l’irrequieta principessa del mondo delle fiabe; fashion victim, mondana ed egoista, non è nemmeno lontanamente degna erede della defunta madre, dedita alla solidarietà e amata da tutti. Quando Biancaneve capita nella casa dei sette nani, questi la fanno rinsavire, rendendola più consona al ruolo e facendone un perfetto clone della defunta regina; una perfida aspirante regina però approfitta delle debolezze del re vedovo e, approfittando di uno specchio che è il clone di mastrolindo ed ha la voce e le battute di Jerry Calà, l’aiuta a diventare la nuova regina.
Il film è brutto e noioso; le idee sono tante ma confuse e per nulla originali. Sciacquo pastone che risulta senza volerlo la parodia di tutte le fiabe, per di più con fini moralistici, luoghi comuni in abbondanza ed una postproduzione italiana (leggasi doppiaggio) che lo rende uno dei film più indegni nei 120 anni di storia del cinema. Fortunatamente dura poco più di un’ora. Solidarietà a chi ha speso dei soldi per andarlo a vedere al cinema.
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