Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Approfittando della recente scomparsa di Hugo Chávez, arriva nelle sale, tre anni dopo la presentazione a Venezia, il documentario che nel 2009 Oliver Stone dedicò al presidente del Venezuela e all’onda socialista che investì l’America Latina negli anni zero. Con il tipico didascalismo del documentario anglosassone, con voce over, frammenti televisivi e interviste, Stone punta verso sud e va ad osservare da vicino quella parte di continente americano che gli Usa considerano da sempre territorio d’ingerenza e che proprio con Chávez ha cominciato a rialzare la testa. Il bersaglio sono l’amministrazione Bush e l’FMI, ma a Stone interessa soprattutto il confronto con i leader socialisti sudamericani, a partire ovviamente da Chávez, che domina il film con il suo istrionismo populista, per arrivare a Evo Morales (Bolivia), Néstor e Cristina Kirchner (Argentina), Fernando Lugo (Paraguay), Lula da Silva (Brasile), Rafael Correa (Ecuador) e Raúl Castro (Cuba). Al centro di ogni conversazione ci sono l’idea bolivariana di un’America Latina unita, la lotta alla povertà e la possibilità di opporre al capitalismo un modello economico e sociale alternativo. Poi, certo, ci sono la Storia, gli errori, i punti di vista e, oggi lo sappiamo, la morte stessa a interferire con la rivoluzione: ma a Stone la complessità del reale interessa poco, si accontenta di stare dalla parte giusta e di gestire con abilità il suo cinema manicheo, superficiale, e nonostante tutto appassionante.
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