Regia di Shirin Neshat vedi scheda film
Certe operazioni mettono senz'altro uno scrupolo motivato nel senso che si comprendono e si apprezzano le ragioni per cui un festival o altri premi riconosciuti e visibili possono scegliere un film, ma dall'altra parte vengono fuori le ragioni artistiche che certamente determinano la lungimiranza di un giudizio critico, e le due cose stridono non poco se non raggiungono un punto di vista comune e magari compromettono anche le più buone intenzioni che nella scelta ci possono essere state. Nel film tematicamente ci sono tutti gli argomenti possibili che possono portare ad un risultato artistico più che importante, naturalmente tenendo conto del corpo simbolico che tutto il film ha racchiuso dentro, ma che elargito tematicamente e visivamente nella maniera migliore poteva portare ad un risultato più che importante, qui la cosa non è stata bene distribuita, ed il film risente di una certa discontinuità di racconto che compromette il film nei suoi valori assoluti. Costruita al meglio, come c'era anche da aspettarsi, l'aspetto visivo del film, che accompagna la storia in maniera incantata ed incantante, ma rimangono non condivisibili la messa in scena delle varie storie, che spesso inciampano su sé stesse, anche se a corrente alternata raggiungono argomentazioni e significati di uno spessore non comune. Non c'è stata una continuità di racconto possibile, tanto da far raggiungere i vertici e le idee che la regista, ed anche co-sceneggiatrice, ha avuto, e spesso si rimane impacciati in semplificazioni di storia che stridono con quello che la prospettiva ci aveva promesso ed in parte realizzato. La denuncia dello stato attuale dell'Iran è evidente, anche se la storia racconta di un periodo ben diverso, la situazione sociopolitica e la condizione femminile non è cambiata, anzi diciamo pure che è interessante mettere a confronto due regimi, che non hanno portato a nulla, se non rendere sabbie mobili le varie condizioni umane e politiche, rimane però in mente la denuncia americana che si fa nella storia, cosa che fa riflettere su certe prese di posizioni odierne, sempre da valutare nei termini di importanza economica a cui si aggrappano. Da un film che non aspira al pensiero femminista, che parte da un concetto occidentale fuorviante già dal titolo, mi aspettavo di più, anche perché nel film ci sono tutti i germi e spunti necessari che avrebbero portato al capolavoro.
storie di donne raccontate in maniera intrecciata e non realistica
esordio più che interessante, ma con difetti di racconto che compromettono quello che le promesse ci davano per certo
intensamente drammatica
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