Iran, 1953: sullo sfondo tumultuoso del colpo di stato, tramato dalla CIA, i destini di quattro donne convergono in un bellissimo giardino di orchidee dove troveranno indipendenza, conforto e amicizia.
Note
Appoggiandosi a una generale tonalità seppia di fondo, con l’eccezione del tema figurativo del giardino, ogni quadro ha una fiera verità ed eleganza. Tale compostezza però fa dimenticare solo in parte una certa monotonia di ritmo e un’indiscutibile schematicità nell’alternanza dei percorsi delle protagoniste. Per essere un passaggio dalla videoinstallazione al lungometraggio, tuttavia, è già un ottimo risultato.
La regista tenta di parlare del presente esplorando il passato (qui prendendo spunto da un racconto di Shahrnush Parsipur. Nel passare dalla parola scritta al linguaggio delle immagini però si perde gran parte del di “realismo magico” del romanzo e il film risulta un po’ schematico nell’alternanza delle quattro storie che si intersecano fra loro.
Le condizioni della donna in Iran negli anni cinquanta poteva essere un buon film se solo la regia avesse calcato un po' di piu' la mano sul dramma lasciando stare quelle immagini surreali e sognanti che tolgono presa al film.Sufficiente.
E' comunque interessante questo esordio della regista perchè ci propone una sorta di viaggio ( senza ritorno ) per queste quattro donne . Notevole la scelta dei colori e certe inquadrature.
Va bene che è un film da rassegna, ma così è troppo!! L'unica cosa che intriga è l'ambientazione, in un paese lontano nel tempo e nello spazio dal modo di vita occidentale.
Che dire? Nel vederlo questo Donne senza uomini, premiato per la regia all’ultima Mostra del cinema di Venezia, nel tentare di assimilarlo, di farlo in qualche modo mio, ho provato sensazioni paragonabili a quelle che mi hanno colto durante la proiezione de Il canto di Paloma, un disagio “percettivo” di analoga portata che mi ha causato più irritazione che… leggi tutto
Shirin Neshat è una videoartista e fotografa iraniana. Come tutti i colleghi che, sempre più spesso, debuttano al cinema, il suo problema è cercare di “dimenticare” l’immagine e concentrarsi sul come raccontare una storia: è accaduto, solo per stare a un esempio recente, al celebrato fotografo Anton Corbijn nel realizzare Control. È lei stessa a riconoscere questa difficoltà, nelle… leggi tutto
Sono tre piccoli film, poco noti e poco visti: diretti da registi promettenti, costretti, infine, a espatriare per evitare il carcere. Tra loro, una donna, che ha voluto raccontare una storia del passato per parlare…
Esordio dietro la macchina da presa tra luci ed ombre per la videoartista iraniana Shirin Neshat: se la composizione di ogni singola inquadratura denota un'accuratezza ed un'eleganza pittoriche dell'immagine, non certo lo stesso si può dire di altre componenti filmiche quali narrazione e descrizione dei personaggi. Il racconto - incentrato su quattro donne di diversa estrazione sociale…
Purtroppo da quelle parti si ragiona ancora cosi',la donna vista come persona sottomessa in qualsiasi modo.Comunque il Film e' una discreta traccia di quel mondo e puo' essere preso come una specie di "Testamento" per il futuro (ovviamente prendendolo con molta cautela).voto.6.5.
Certe operazioni mettono senz'altro uno scrupolo motivato nel senso che si comprendono e si apprezzano le ragioni per cui un festival o altri premi riconosciuti e visibili possono scegliere un film, ma dall'altra parte vengono fuori le ragioni artistiche che certamente determinano la lungimiranza di un giudizio critico, e le due cose stridono non poco se non raggiungono un punto di vista…
VOTO : 6.
Tante istantanee anche molto belle non fanno per forza di cose un bel film, soprattutto se lo stesso si prende a cuore una situazione d’ingiustizia sociale, qual è la posizione della donna da sempre all’interno della società iraniana.
Questo vale ancora di più se il racconto è gestito da una donna.
Iran 1953, un paese in subbuglio con un…
Nell'estate del 1953, in Iran, un colpo di stato sostenuto dagli inglesi e dagli americani rovesciò il governo di Mohammad Mossadeq – che voleva stabilire una salda democrazia e nazionalizzare il commercio del petrolio, di cui il paese è un grande produttore – per instaurare il regime dello scià Reza Pahlavi. Donne senza uomini – brillante film d'esordio…
Interessante film, sotto certi aspetti, questo 'Donne senza uomini': sono tre donne (anzi quattro) che in una maniera o l'altra hanno un rapporto fallimentare con l'altro sesso (il milieu è l'Iran del 1953, quindi aspettatevi le solite prevaricazioni maschiliste). La storia di per sè è esigua, il film lascia molto spazio anche alla riflessione durante la visione ed è…
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Commenti (6) vedi tutti
La regista tenta di parlare del presente esplorando il passato (qui prendendo spunto da un racconto di Shahrnush Parsipur. Nel passare dalla parola scritta al linguaggio delle immagini però si perde gran parte del di “realismo magico” del romanzo e il film risulta un po’ schematico nell’alternanza delle quattro storie che si intersecano fra loro.
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792Le condizioni della donna in Iran negli anni cinquanta poteva essere un buon film se solo la regia avesse calcato un po' di piu' la mano sul dramma lasciando stare quelle immagini surreali e sognanti che tolgono presa al film.Sufficiente.
commento di ezioVoto al Film : 5
commento di ripley77Un film iraniano fuori da schemi drammatici, pieno di visioni e sogni, forse anche troppi, che non mi ha convinto del tutto.
commento di adalbertoE' comunque interessante questo esordio della regista perchè ci propone una sorta di viaggio ( senza ritorno ) per queste quattro donne . Notevole la scelta dei colori e certe inquadrature.
commento di herbieVa bene che è un film da rassegna, ma così è troppo!! L'unica cosa che intriga è l'ambientazione, in un paese lontano nel tempo e nello spazio dal modo di vita occidentale.
commento di slim spaccabecco