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Doc West

Regia di Giulio Base vedi scheda film

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La recensione su Doc West

di scapigliato
2 stelle

Bello rivedere Terence Hill vestito da pistolero, che rifà più il look del suo celebre Lucky Luke che lo storico Trinità. Bello rivederlo sotto il sole del West americano stavolta. Bello vederlo a cavallo. Ma il bello finisce proprio qui. Non c'è nulla in Doc West che valga la pena salvare, se non ovviamente il nostro Trinità. Nella fiction Mediaset c'è la summa di tutti i mali del nostro cinema e della nostra cultura italiota.
Innanzitutto come ogni fiction vuole è girata da cani, sceneggiata peggio e pure doppiata in modo imbarazzante. "E' un prodotto televisivo!", diranno i più ignoranti tra gli ignoranti credendo che questo basti a giustificare positivamente ogni errore e bassezza. E allora perchè dalla tv americana arrivano Deadwood, Broken Trail, il Monte Walsh di Tom Selleck e via dicendo? Forse perchè sono americani e quello è il loro mestiere? No, credo che l'esempio degli Spaghetti-Western sia lampante a chiunque, e in Doc West non c'è nulla del nostro glorioso genere.
Devo dire la verità: non l'ho visto tutto. Mi sono fermato alla prima mezzora credo. Ho piantato lì di vederlo alle 22.04, non ne potevo più. Arrivato il secondo, ingiustificabile, noioso e terroristico stacco pubblicitario, mi sono girate le balle e ho messo su un vecchio e povero spagowestern di Guido Zurli con Giorgio Ardisson che fa il pistolero Amen, O Tutto o Niente: mi sono divertito 10 volte di più. Ma in quella prima mezzora ho notato tutto ciò che c'era da notare oltre il linguaggio televisivo puerile e francamente irritante con cui oggi si fanno le fiction ancora misteriosamente lodate da pubblico e produttori - che siamo un paese di zombie romeriani decerebrati? E cioè che, innanzitutto Doc West entra davvero in scena come "carattere" quando ha la stupidissima idea di sparare alla coda di un serpente a sonagli invece che di spappolarlo magari al rallenty come avrebbe fatto Sam Peckinpah, giustificando poi che  il crotalo maledetto può così andare dai suoi simili e dir loro di non venire più a mordere il culo ai cristiani. Insopportabile buonista, retorico e paternale il Doc West di Terence Hill, fu Trinità, si presenta così al piccolo Silver che è anche il suo pubblico. Gli tende la mano, parlano di torta alle mele con un uso abbondante di quelle paroline da Mulino Bianco che fanno tanto felici le famiglie dei papa-boy, e poi gli sistema la spalla con i vecchi metodi del rude west.
Poi succede che facciamo una scoperta sconvolgente: Doc West beve té verde perchè sarebbe diseducativo per i nostri amati bambini bamboccioni che il loro eroe Don Matteo beva whisky o birra. Anche il Robin Clark di Sentenza di Morte - bellissimo film western di Mario Lanfranchi - beveva latte invece che birra e si faceva scherzare da tutti, ma un conto è inventarsi un'idea bizzarra che definisce la rottura continua con il canone classico e che irriverisca la liturgia del genere, ma un conto è adottare stratagemmi narrativi per un vile obiettivo educativo e revisionista. Quale è tutta l'operazione politica di queste insulse fiction di grandi uomini e grandi donne moralisti, votati all'amor patrio e al timor di dio. Ovvero le persone più squallide che si potrebbero mettere come modello per le giovani generazioni.
In seguito alla deprimente trovata del té verde, Terence Hill si mette al tavolo da gioco per un poker. E qui assistiamo a due fattacci che se invece di colpire sui "discorsi" colpiscono sulla "tecnica" svelandoci come negli anni '60 i film si facessero mille volte meglio di oggi. A parte che il serpente a sonagli è un ridicolo disegno fatto al computer, ma qui al tavolo da gioco succede di peggio. Innanzitutto, Terence Hill, come da copione, finge di non saper giocare a poker, e questo è un felice revival del suo picaresco Trinità che si prendeva gioco di tutti con un'ironia da manuale. Ma se mentre in uno Spaghetti-Western non c'era bisogno di svelare verbalmente che Terece Hill stava bluffando, adesso nella fiction dei pantofoloni bisogna dirlo, bisogna informare lo spettatore intorpidito da ventanni di lobotomie televisive di ogni cosa che succede. Squallido. E qui arriva il secondo fattaccio. Svelato il bluff, Terence Hill comincia a fare lo spaccone, la canaglia felice dei suoi tempi d'oro, e inizia a mischiare le carte acrobaticamente. Cosa succede? Succede che i tecnici al montaggio non assomigliano nemmeno dove pisciano a chi montava i film decenni prima. E' facilmente individuabile il momento dello stacco in cui l'immagine viene mandata avanti e indietro rapidamente per dare la sensazione della bravura funambolica di Terence Hill che appena lo noti ti cade addosso il mondo e rimpiangi i grandi film del passato.
Il resto del tv-movie che ho visto non ha fatto altro che confermarmi i miei timori. Intuendo lo sviluppo dell'intera fiction ho deciso di tagliare corto con questa distruzione moralista del mito spaghetti, e dedicarmi ad un vero Spaghetti-Western.
Terence Hill, ti vogliamo bene, e chi come me non passa settimana senza vedere uno o due western all'italiana te ne vuole ancora di più. Ma questa "cosa" che avete fatto segna immancabilmente non tanto il passare del tempo - guardatevi Gli Spietati di Clint Eastwood - quanto il passare della libertà di espressione, della libertà di giudizio critico; il passare inesorabile del grande traguardo dell'emancipazione moderna che l'Italia non ha più. Avete ulteriormente affossato un mito. Non tanto il mito dello Spaghetti-Western, quanto piuttosto il mito dell'Italia come paese libero ed emancipato culturalmente.

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