Regia di Guillaume Nicloux vedi scheda film
Terzo lungometraggio cinematografico del regista, sceneggiatore, attore e romanziere Guillame Nicloux, Le Poulpe è, come suggerisce il titolo, un noir tenacemente stravagante e dichiaratamente pulp, ma di marcata impronta francese. L'inevitabile allusione a Pulp Fiction non deve trarre in inganno: il personaggio di Gabriel Lecouvreur, protagonista di una serie impressionante di romanzi e fumetti pubblicati dalla casa editrice Baleine a partire dalla metà degli anni '90, appartiene di fatto e di diritto alla letteratura popolare francese, anche se è innegabile una certa influenza del cinema caustico e narrativamente scompaginato di Quentin Tarantino. Inaugurata nel 1995 dal romanzo La Petite écuyère a cafté di Jean-Bernard Pouy (anche cosceneggiatore del film di Nicloux), la collezione Le Poulpe ha difatti coinvolto un gran numero di scrittori d'Oltralpe tra i quali figurano, accanto a emeriti sconosciuti, nomi di spicco del noir francese contemporaneo (Serge Quadruppani e Didier Daeninckx, giusto per fare un paio di nomi, nonché Patrick Raynal, direttore della gloriosa Série Noire Gallimard dal 1991 al 2004).
Dopo aver firmato nel 1996 un episodio della serie letteraria (Le Saint Des Seins), il trentaduenne Nicloux (classe 1966), coadiuvato in sede di sceneggiatura da Jean-Bernard Pouy e Patrick Raynal, porta per la prima volta sul grande schermo le avventure de "Le Poulpe", disoccupato tra la trentina e la quarantina senza fissa dimora che adora la birra, detesta il vino e intrattiene una relazione aperta con la compagna Chéryl, acconciatrice bisessuale il cui colore favorito è il rosa (sostituito all'occorrenza da altre tonalità cromatiche, preferibilmente sgargianti). Taciturno e sornione lui, loquace e seducente lei (ma entrambi irriducibilmente libertari), i due si cacciano in tutti i guai possibili, spalleggiati dal vecchio anarchico di origine catalana Pedro che assicura a Gabriel l'aiuto richiesto, armi e passaggi in primo luogo.
La galleria di personaggi di questo universo in continua espansione è incredibilmente variopinta e costellata di figurine appena sbozzate ma che aspettano soltanto di essere approfondite, come Gérard, il proprietario del bar-ristorante "le Pied de Porc" frequentato da avventori più che pittoreschi. Presentata brevemente l'ambientazione parigina di partenza (tappa obbligata di tutti gli episodi della serie), Nicloux segue la trasferta di Gabriel e Chéryl a Morsang prima e a Angerneau poi (località fittizia che ha per calco la cittadina della Loira-Atlantica di Saint-Nazaire). Costellato di incontri balordi e situazioni assurde, l'arrivo nella piccola città portuale si rivela immediatamente carico di mistero: un bambino è appena scomparso facendo temere un rapimento e le profanazioni delle tombe, alle quali seguono omicidi a catena, sembrano essere collegate in qualche modo alla presenza di un imponente cargo di nome "Mary" (il cui contenuto dovrebbe consistere in una spedizione di beneficenza organizzata dal ricco Nicolas Lesprit, ma che di fatto è fisicamente inavvicinabile).
E' qui che, in pura tradizione neopolar, Le Poulpe spara le sue cartucce politiche, legando a doppio filo i misteri di Angerneau all'attività nascosta di Lesprit e alla campagna elettorale della candidata di destra Marie-Jeanne Desanges, ambedue invischiati nei traffici illeciti che hanno come punto di arrivo il gigantesco cargo. Anche se impostato in chiave umoristica e e grottesca, insomma, il film di Nicloux non rinuncia affatto a colpire duro la connivenza di potentati economici, affaristi di stato e politicanti senza scrupoli, riservando a Lesprit una punizione capitale somministrata dalla mano di uno dei personaggi più deliranti della vicenda: Thomas, lo scrittore alcolizzato interpretato splendidamente dall'inglese James Faulkner. "Il faut punir, that way" sentenzia a Gabriel prima di ultimare la sua opera di giustiziere.
In perfetta aderenza alla dinoccolata scioltezza del protagonista (un Jean-Pierre Darroussin che esteriorizza la sagacia del suo personaggio con un'economia recitativa minimale), Nicloux accompagna le perlustrazioni pedestri di Gabriel (che cerca di alleviare il dolore ai piedi calzando le scarpe delle vittime) con fluidi ed eccentrici movimenti di steadycam che si accordano con guizzante naturalezza agli improvvisi e repentini cambi di marcia del Poulpe. Montato con una sintassi funambolica (si salta da un luogo all'altro e da una situazione all'altra senza preavviso alcuno) e innervato da una fotografia quanto mai cangiante (in grado di assecondare sia i cromatismi squillanti dell'abbigliamento di Chéryl sia i toni pece dei notturni portuali, trovando la luce giusta persino per effusioni erotiche sotto le coperte), Le Poulpe giostra soggettive e sguardi in macchina con la disinvoltura di uno sguardo che fa della libertà dalle convenzioni la sua cifra stilistica. All'insegna di un'anarchia cinematografica che è diretto, cristallino riflesso della serie letteraria. Mai distribuito in Italia, neanche in dvd.
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