Regia di Mark Steven Johnson vedi scheda film
Mai raccogliere monete da una fontana dell'amore. Mai farlo, sopratutto se sei in Italia. Una tremenda maledizione ti potrebbe colpire facendoti perseguitare sentimentalmente (e non) dai proprietari di quel soldo gettato esprimendo un desiderio di cuore. Almeno questo è quello che accade alla giovane curatrice d'arte interpretata dalla biondissima Kristen Bell recatasi a Roma per il matrimonio della sorella con Luca Calvani (??!?). Invaghitasi del testimone dello sposo, un goffo Josh Duhamel, ne rimane immediatamente scottata pensando si tratti del tipico Don Giovanni da strapazzo. Via le scarpe e bottiglia alla mano, la nemmeno troppo simpatica gallerista, si consola con un pediluvio di mezzanotte in una fontana magica che, attraverso suddetto incantesimo, le accollerà ben quattro spasimanti - guarda caso tutti americani in vacanza - che la seguiranno sino a New York nel tentativo di conquistarla. Un mago con la faccia da pirla (Jon "Napoleon Dynamite" Heder), un modello vanesio (Dax Shepard), un artista ciarlatano (Will Arnett) ed un imprenditore della salsiccia (Danny De Vito, ma perchè??) si alterneranno quindi nel fare la corte alla protagonista mentre questa tenta disperatamente di allestire una mostra nientepopodimenochè al Guggenheim. Commedia sentimentale di equivoci e sortilegi romantici, "La fontana dell'amore" è l'ennesimo brutto film dell' anonimo Mark Steven Johnson che, come già fatto in passato nell' action con "Ghost rider" e "Daredevil", spreca malamente un cast numeroso e potenzialmente interessante per mettere in scena una sciatta vicenda con happy end dallo humor dozzinale e dallo svolgimento noioso e prevedibile. Scritto coi piedi, ambientato e musicato ancora peggio, il film ha il suo culmine d'inutilità e povertà d'idee nel triste e patetico ritratto del nostro paese reso da una serie di battute puerili, personaggi caricatura e sketch sulla superstizione che hanno dell' imbarazzante. Non che si potesse pretendere un granchè ma sarebbe bastato citare con meno superficialità e qualunquismo.
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