Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Al di là della solida regia di Nolan e dell’ottima sceneggiatura, oltre le scenografie da sogno/incubo e le intuizioni puramente geniali, la forza di un film come Inception sta tutta nella semplicità del suo assunto, la cristallina sincerità di ciò che teorizza. Facciamo un passo indietro. Immaginate di tornare giovani, sui banchi di scuola, nella vostra vecchia classe. Vi sentite terribilmente inadeguati e un pelino spaventati, la ragazzina bionda del secondo banco vi sorride e i capelli lunghi vi stanno proprio una favola. Nel tempo libero adorate andare al cinema o ascoltare musica, non disdegnate nemmeno l’esercizio della mente e quindi scrivete sul vostro diario canzoni, poesie, appunti. Vi piace passare il tempo con gli amici del cuore, fumando e fantasticando, chiedendovi con una certa arroganza e un’aria un pò dannata se questa sia la realtà, oppure sia solo un sogno… Chi di noi non si è fatto questa domanda, anche solo in modo retorico e almeno una volta, magari in preda ai fumi dell’alcol? Conscio di aver dato origine ad una digressione forse evocativa, ma sostanzialmente inutile, mi soffermo sulla domanda posta due righe sopra: Questa è la realtà o il sogno? Quando sogniamo viviamo la realtà? Di contro quella che chiamiamo veglia è solamente un sogno? Dalla filosofia alla letteratura, dal cinema alla poesia e la musica, non c’è domanda più affascinante a cui dare una risposta (a parte quella sull’esistenza o meno di un essere superiore…forse) e da secoli l’uomo si interroga per trovare una risposta soddisfacente a questo dilemma. Ecco, Inception fornisce quella risposta e lo fa nel modo più semplice e lineare, benche il film non lo sia nel modo più assoluto. Intrappolati in un sogno dentro a un sogno, smarriti tra complicate architetture, falsari, proiezioni e ricordi, siamo costretti a cercare disperatamente un senso quasi inafferrabile, un bandolo talmente sfuggente da far sospettare della sua assenza. Impegnati con tutte le nostre forze nel trovare una logica scappatoia, un’uscita dal labirinto di specchi sapientemente costruito da Nolan, si rischia di perdere di vista il significato, il senso primario ed ultimo di un universo capace di andare in frantumi sulle note di una canzone di Edith Piaff. Perniciosamente ossessionato dal tema del doppio, il regista che in Memento si smarriva e ci faceva smarrire tra verità e bugia, in Insomnia tra giusto e sbagliato, in The prestige tra scienza e magia e ne Il Cavaliere oscuro tra bene e male, si mette e ci mette ancora una volta alla prova, reinventando la nostra realtà, ricostruendo il sogno e mischiandone gli archetipi. Tutto ed il contrario di tutto, in una rappresentazione del possibile supportata da un forte impianto action e da una potenza visiva fuori dal comune, capace di appagare occhi e mente, per regalarci infine un mondo a metà strada tra l’essere e il non essere. Qual è il sogno e qual è la realtà, quindi? Siamo reali o siamo il sogno di qualcun’altro? Per tornare all’antico dilemma, la risposta di Inception è sincera come la risata di un bambino, semplicemente non ha nessuna importanza. Questo è l’eversivo messaggio di Nolan, urlato al suo pubblico in maniera commovente ed unica, non conta sapere se si sta vivendo o sognando, l’importante è credere che un atto di fede possa cambiare la nostra realtà, che un semplice gesto possa restituirci la vita, la speranza… Una trottola che gira, uno sguardo rubato, un ritorno a casa, un ricordo smarrito, un abbraccio dei nostri figli, una lacrima furtiva che lentamente scivola via.
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