Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Christopher Nolan mi ha procurato una mezza nottata insonne: tanto mi ci è voluto per realizzare l’inestricabilità della trama e l’impossibilità/inutilità di separare la “realtà” dal “sogno” dalla sceneggiatura dello stesso regista. Lavoro inutile perché l’essenza del film trascende da questi contenuti e, principalmente, se ne disinteressa, sconfiggendo anche la mia naturale idiosincrasia per i finali a sorpresa; sin dall’inizio, infatti, l’imprevedibilità regna sovrana e ci trascina, velocemente, in un turbinìo ove la finzione nella finzione ci attanaglia e non ci molla più. Un caleidoscopio ove viene centrifugato di tutto, dall’arte contemporanea all’azione più sfrenata (in sogno tutto è possibile), Matrix e Dante Alighieri fino ad ampi richiami alla cultura popolare in tutti i suoi aspetti più vari (chiamatemi pure folle, ma il “terzo livello del sogno” mi è parso palesemente ispirato ad un famoso videogioco uscito nello stesso periodo e cioè “Modern Warfare 2”). E senza annoiare mai, mantenendo una tensione narrativa efficacissima nel farci percepire come “chiare e lampanti” le didascaliche spiegazioni dell’assurdità concettuale del plot; Nolan, d’altronde, è un maestro a tenere le fila di trame trasversali e non convenzionali (come in “Memento” e nel più ovvio “The Prestige”). La scelta degli interpreti è stata parimenti azzeccata, scegliendo di puntare su attori dalla professionalità e robustezza recitativa collaudata in una storia dove, principalmente, fanno da tappezzeria alla freneticità della vicenda. “Inception”, in definitiva, può essere definito come un giocattolone senziente ben oliato in ogni sua parte, capace di assurgere, secondo me, ai posti più alti della a volte abusata categoria dei “Blockbuster d’autore”.
Onirica.
Puntuale.
Frenetico.
Tormentato.
Precoce.
Intrappolata.
Frustrato.
Dotto.
Cinico.
Ingordo.
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