Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
UNA NOTA POLEMICA SUL 'VEDERE'
Non scriverò un'opinione su Inception dopo avere letto la recensione di FilmTv di Gervasini (perché i 'ragionamenti' dei critici di FilmTv sono 'recensioni' e quelli degli utenti 'opinioni' è un mistero che la dice lunga tra chi ha il potere di pubblicare ciò che pensa e chi 'opina' senza potere). Ho letto tutte le 'recensioni' dei maggiori critici italiani (se si può usare il termine 'maggiori' per i nostri gazzettieri!) e americani. Lineari quelle di Kenneth Turan e David Denby (non i primi venuti). La differenza di 'scrittura', prima che di contenuti salta agli occhi: la critica italiana usa troppe parole per non significare nulla, i due critici americani usano poche parole per dire molto.
I critici italiani (fatta eccezione per Roberto Silvestri) hanno l'occhio strabico e pensano al cinema come a un tomo di filosofia trascendentale: il cinema deve - per essere grande cinema - fornire 'chiavi di lettura', 'messaggi' (è una fissazione tutta italiana, dai tempi dell'idealismo gentiliano-crociano quella di aspirare a 'vedere oltre 'l'oggetto estetico’. Una fissazione che quarant’anni fa fu analizzata con molto acume da Susan Sontag nel saggio Contro l’interpretazione.
“Nessuno di noi”, scrive la Sontag, “potrà mai ritrovare quella stagione d’innocenza che precedette tutte le teorie, quando l’arte non aveva bisogno di giustificarsi e non ci si chiedeva che cosa ‘dicesse’ un’opera d’arte perché tutti lo sapevano, o credevano di saperlo.”.
Valerio Caparra, Paolo Mereghetti, Dario Zonta, ecc., interrogano l’opera di Nolan così come si chiede ai bambini di dire una parola e guai se il bambino si rifiuta e tace perché l’adulto si riterrà offeso. ‘Il contenuto’ dell’opera è l’assillo dei critici italiani: che vuol dire? Come lo dice Nolan? Impazziscono se non gli si riferisce il ‘messaggio’.
Scrive ancora la Sontag (potremmo estendere lo stesso pensiero a Žižzek): “Applicare all’arte, l’interpretazione è il cogliere dall’insieme dell’opera una serie di elementi (l’elemento X, Y, Z e così via. È un’operazione che si identifica di fatto con una traduzione. L’interprete dice: ‘Ehi, non vedete che X è in realtà – o significa in realtà – A? Che Y è in realtà B? Che Z è in realtà C?’ […] La nostra è una delle epoche in cui l’idea dell’interpretazione è generalmente reazionaria e soffocante… l’interpretazione è la vendetta dell’intelletto sull’arte, dell’intelletto sul mondo. Interpretare è impoverire, svuotare il mondo, per instaurare un mondo spettrale di ‘significati’… l’interpretazione è un rifiuto filisteo di lasciare in pace l’opera d’arte.”. Qualcuno opporrà che Inception è un blockbuster e come tale non è suscettibile di dimensione artistica, ma è facile rispondere che ogni epoca ha avuto i suoi blockbuster (es. la Cappella Sistina e meraviglie dell’arte), i committenti furono papi, principi, re, e anche allora ci sarà stato chi, inetto a giudicare o al semplice contemplare, pensava di mettere le mutande a Adamo o a farneticare su ‘che cosa ci fosse dietro’, invece di guardare che cosa c’era davanti.
Ci sono film che se hai smarrito i sensi, per allacciarti alla cintura tutte le chiavi per smozzicare l’opera, non arriveranno dentro la tua zucca piena, il cuore essendo vuoto.
Ecco che cosa dice ai nostri critici puntuti Oscar Wilde: “Sono soltanto i superficiali che non giudicano dalle apparenze: Il Mistero del mondo è il visibile, non l’invisibile”.
Un altro vizio capitale è il demone dell’analogia: X somiglia a Y che somiglia a Z. Inception somiglia a Matrix che somiglia a Bladerunner. Una stoltezza, perché quelli che scrivono questo, venti anni fa cercavano disperatamente di capire che cosa ci fosse ‘dietro’ Bladerunner, dieci anni fa che cosa ci fosse ‘dietro’ Matrix. In ritardo lo hanno capito e quando hanno capito Bladerunner e Matrix si rodono dentro per Inception che capiranno tra dieci anni.
I critici cinematografici italiani sono persone senza cultura, hanno imparato a scuola che esiste solo la grande letteratura, hanno preso per letture infantili i racconti di Kipling, Stevenson, Machen, Hoffmann (di E. T. A. conoscono appena l’operetta di Offenbach), sono nati vecchi, hanno letto Musil, Joyce, Kafka per dovere, non hanno la fantasia espansa di Borges o di Calvino che sono stati i derattizzatori di cervelli ingombri di nozioni da scoppiare, semplicemente invitando a leggere, senza preclusioni, gli scrittori fantastici.
Inception si nega agli occhi ciechi di quelli che non hanno mai letto London, C. S. Lewis, Philip Dick, Chesterton, Edgar Wallace, Silverberg, Spinrad, Sprague De Camp, Meyrinck, Schwob, Du Terrail, e una miriade di scrittori, che non sono mai stati bambini, che non hanno mai fatto giochi di strada e da adulti si sono tuffati nel ‘codice occidentale’ affogando tra le pagine ieratiche di Harold Bloom.
Sono gli inconsapevoli ignoranti del XXI secolo, incapaci di capire UN FILM DI AVVENTURA.
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Oggi su Film Tv editoriale di Andrea Fornasiero (che al film ha dato 10) e posta e risposta di Aldo Fittante su "Inception" e Nolan. Credo che la discussione che hai acceso con la tua opinione (ma penso anche alla playlist di bobtheheat) abbia movimentato pure la redazione del giornale che, tramite il suo direttore, peraltro non nasconde le sue perplessità verso il cinema di Nolan. Il dibattito continua. Meno male che ci sono ancora film come "Inception" capaci di dividere così nettamente detrattori ed entusiasti.
c'è pure una lettera nella posta che parla della recensione prevenuta di Gervasini....chi di voi l'ha scritta?
Il macellaio di snaporaz.. ovvio..
Ciao, Marcello (ti chiamo ancora con lo pseudonimo...mi è molto caro). Non ho letto tutte le risposte al tuo commento: mi sarebbe stato poi difficile rispondre alla tua opinione. Ma ti spiace se faccio un pò da "bastian contario"? Leggo molto anch'io Mereghetti, Morandini e co. E sono con te: a volte sbagliano. Ma, in genere, e qui ti prego di credermi, sono pittosto lungimiranti: non può necessariamente esistere un messaggio, sono d'accordo. Ma un film non deve richiedere allo spettatore elucubrazioni mentali aggrovigliate, assolutamente. Il tempo, infatti, ha dato ragione a film che venivano salutati dai critici come nuovi (cosa sarebbe stato di Kubrik, Scorsese, Godard, Kitano, ecc, se la critica non li avesse osannati?), mentre ha dato molto torto al pubblico (e non solo sul successo facile:oggi come ri-vderemmo uno Yuppi du, per dire? Lo vedi che chi lo distrusse ebbe ragione?). La finisco qui. Ma ti lascio un appunto: un film si ricorda, se è bello, nel suo sviluppo (Cameron, Spielberg, De Palma docet!). Quando si parla del Cavaliere oscuro pochissimi (quasi nessuno) ricorda lo sviluppo. Memento oggi appare formalmente datato, noioso, più un pretesto per girare che un'opera vera. E se dovesse essere così anche con Inception? In fondo, sul sogno Lynch (come ho detto altrove) aveva già espresso tutto. Il tempo darà ragione (o magari torto) a Nolan. Ed ai suoi affezionati.
Caro Maurri, dici cose sensate, infatti non ho scritto un'opinione su Inception ma sul pregiudizio di FilmTv. E poi devo dirti che Kubrick non ebbe dalla critica opinioni favorevoli, come si dice da più parti. Se vai in biblioteca e consulti le riviste del tempo, vedrai che "2001" fu accolto come "Inception", peggio anzi. Ma i critici arrivano in ritardo e, pentiti, mettono le lancette al contrario. Per riconoscere la grandezza di Eastwood ci hanno messo un secolo, dopo che si sono tolti gli occhiali ideologici. E il successo di critica (ma non di pubblico) di Godard fu il riconoscere in Godard gli stessi occhiali ma inforcati al contrario. Ho risposto al mo amico Fixer più diffusamente a commento della sua garbata opinione su Inception.
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