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Open Road - La strada per ricominciare

Regia di Michael Meredith vedi scheda film

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La recensione su Open Road - La strada per ricominciare

di OGM
6 stelle

Questo non è un grande film. È un film piccolo, forse banale, certamente semplice. E certamente ci vuole una buona dose di coraggio (o di ingenuità) a proporre, nel circuito hollywoodiano, una storia che sembra così comune e già vista, affidando ad un cast di richiamo ruoli tanto anonimi ed essenziali. D’altra parte, è perfettamente legittimo stroncare un’opera (come hanno fatto i critici d’oltreoceano) se è priva di originalità, di piglio autoriale, e magari, in generale, di idee che la rendano, se non proprio una creazione artistica, perlomeno un prodotto brillante. Questo film non ha, in sé, nulla di speciale da offrire. Eppure non appare vuoto, né riempito di sensazioni artificiali, inserite tanto per fare effetto. Il suo linguaggio è lineare, diretto, e riesce a suonare familiare senza poggiare sui luoghi comuni, genuino senza affidarsi all’improvvisazione. I sentimenti, i dubbi, le paure vi sono rappresentati come nella vita reale, sovrastati dal corso degli eventi, e filtrati dall’inibizione, dall’abitudine a non farne l’oggetto di una conversazione. I nostri discorsi, normalmente, vertono sulle vicende della quotidianità, e sfiorano solo la parte superficiale delle questioni che ci stanno veramente a cuore. Dentro di noi soffriamo, però ci sono scopi immediati da raggiungere, e il tempo stringe. Così nasce questo road movie dal fiato corto, che ha fretta di arrivare a destinazione, al capezzale di una donna malata di cuore, e per questo rimanda i necessari chiarimenti tra un padre e un figlio che si rivedono dopo tanti anni, e tra un ragazzo e un ragazza che non sanno esattamente se tra loro vi sia amore o amicizia. La preoccupazione primaria è fare presto, cercare di prendere un aereo, evitare che l’uomo, inaffidabile e stravagante, ci ripensi e vanifichi lo sforzo compiuto dal giovane Carlton per soddisfare l’ultimo desiderio della madre. Tutto è imperfetto, insoddisfacente ed irrisolto come nella vita di ogni giorno, in cui l’importante corrisponde a una mutevole categoria appartenente alla sfera pratica, e le priorità concrete tolgono spazio ai pensieri e alle parole che riguardano le cose dell’anima. In altri termini, c’è tanta verità nel tormentato percorso di questo racconto, in cui tutto rimane sospeso e incerto, e forse inutile, con uno sbocco che, più che aperto, è inconcludente. In The Open Road la leggerezza è tutt’uno con l’autenticità, che trascura gli obiettivi estetici e letterari, ed applica la passione, nella giusta misura, alla raffigurazione della vita così com’è: senza calcare inutilmente la mano su un messaggio che, in fondo, questo nostro viaggio casuale, discontinuo e zigzagante non sarà mai in grado di formulare con chiarezza.

Michael Meredith è al suo secondo film da regista. È stato sceneggiatore, insieme a Wim Wenders, de La terra dell’abbondanza (2004).

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