Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Nell’allora lontano 1996, il dottor Springfellow conduce, su un gruppo di giovani volontari rinchiusi in una struttura psichiatrica isolata, una serie di esperimenti riguardanti i meccanismi di socializzazione basati sulle forme non verbali di comunicazione, come la telepatia e l’erotismo. Le immagini girate all’interno dell’istituto testimoniano, però, la sostanziale ascientificità dell’operazione.
Stereo è un film muto e in bianco nero a cui si sovrappongono, da fuori campo, voci che leggono quelli che suonano come brani tratti da saggi di psichiatria. Le immagini propongono scene fondamentalmente insulse, di alcuni ragazzi che, in un enorme ed anonimo edificio in cemento armato, di cui sono gli unici occupanti, non sanno bene come passare il tempo, e così trasformano le situazioni dell’esperimento in spunti per scherzare in libertà.
Il carattere goliardico e spregiudicato del loro comportamento si fa beffe del tono serioso del commento parlato, basato su un linguaggio assurdamente forbito, e sovraccarico di un altisonante fraseggio scientifico. La voce narrante non abbandona il tono asciutto e distaccato del rapporto nemmeno quando il comportamento dei giovani, anche a causa della ripetuta somministrazione di sostanze psicotrope, diviene incontrollabile, violento e pericoloso.
Il primo mostro antropofago generato dalla fantascienza di Cronenberg è, dunque, un’immaginaria degenerazione della psichiatria, che, proiettata nel futuro, dimentica la dimensione umana del soggetto studiato, riducendo la sua psiche ad un mero sistema di impulsi elettrochimici. Questa cecità, da cui scaturisce il tipico cinismo dello sperimentatore nei confronti della cavia, conosce, come risvolto tragicomico, l’incapacità degli scienziati di compiere autocritica confrontandosi con la reale portata delle loro ricerche. La loro mente, chiusa nelle speculazioni teoriche, si aliena dalla vita, inventandosi una paranoia autoreferenziale che, prima di diventare inutilmente crudele, è fondamentalmente grottesca.
Il ridicolo è il preludio all’orrore: non a caso, l’uno e l’altro sono complementari attributi della follia, ed entrambi si addicono, letterariamente, alla trattazione della morte e delle trasformazioni che la precedono.
La distruzione è l'estrema conseguenza della spinta al progresso, un impulso primordiale che conduce alla brutalità: questo tema attraversa tutta la prima parte della filmografia di Cronenberg, da Scanners ad Inseparabili e si accompagna, quasi sempre, all’idea di una morbosa fusione di corpi ed anime, che è una ibridazione delle individualità tra persone, oppure tra persone ed animali, come ne La mosca o, ancora, tra persone ed oggetti, come in Videodrome o, più tardi, in eXistenZ. La reificazione dell'uomo si presta ad un gioco cinematografico di forme ed illusioni ottiche che è la spettacolarizzazione di una visione neoplatonica dell'universo, fondata sulla omogeneità di struttura tra mondo animato e mondo inanimato. Un'idea che viene riproposta, in chiave surreale, con queste parole, all'inizio del film:
"Ora che abbiamo acquisito una certa conoscenza del concetto di spazio esperienziale, possiamo prendere in considerazione l'interazione tra i "continua" degli spazi esperienziali di un gruppo estremamente peculiare di individui. In generale, uno studio delle dimensioni variabili dell'esperienza umana, relativamente all'uomo nella sua società, è noto come "sociocibernetica umana". Nel nostro esperimento, otto soggetti di categoria A sono stati sottoposti ad interventi chirurgici al cervello, secondo un programma sviluppato all'interno delle accademie per i sistemi organici dialettici computerizzati. L'obiettivo dell'intervento era estendere, tramite un processo chiamato induzione biochimica, la naturale rete elettrochimica del cervello umano..."
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