Regia di Daniel Alfredson vedi scheda film
Terzo film della famosa saga di Stieg Larsson, è il più debole, ma è pur sempre un thriller di alto livello
Lisbeth Salander, miracolosamente sopravvissuta al violento scontro con il fratellastro e il padre, è immobilizzata in un letto d'ospedale, con una pallottola piantata nella calotta cranica, lei e lo stesso Zalachenko si ritrovano ricoverati nello stesso ospedale. Lisbet è’ diventata una minaccia scomoda, potrebbe divulgare il segreto che la Sezione Speciale di Analisi,un segretissimo reparto della Sàpo, ramo deviato e criminale dei potenti servizi segreti svedesi,nasconde sin dagli Anni Settanta. La cospirazione di cui Lisbeth è stata vittima involontaria,era cominciata quando aveva solo dodici anni,con le sevizie che aveva dovuto subire da parte del padre, che forte del suo potere di agente segreto disertore dell' Unione sovietica era stato ritenuto intoccabile. La "Sezione" allora, si mette in moto, prima fa eliminare in ospedale Zalachenko stesso, ormai divenuto personaggio “ingombrante”, da un ex agente,poi mette la polizia su una falsa pista, ingannando un procuratore e complottando insieme allo psichiatra, prof. Teleborian,per stilare un'ennesima falsa perizia su Lisbeth,per condannarla ad un internato definitivo, poi per finire prova a uccidere Mikael Blomkvist.Provvidenzialmente salvato, Mikael, con l'aiuto della sua redazione, della sorella avvocato, che ne ha assunto la difesa, e grazie a un poliziotto non corrotto, prova a ricostruire ciò che è successo e a denunciare la verità. Terzo e ultimo capitolo della trilogia Millennium , clamoroso caso editoriale, di cui l’autore, il portentoso genio letterario svedese Stieg Larsson, morto d'infarto ad appena 50 anni, non ha potuto assaporare il successo, conseguito dai suoi romanzi ,che furono pubblicati postumi.Pellicola ostica, per chi non ha visto i 2 precedenti.Ultimo episodio dunque della saga Millennium,anche se ne è stato scritto un altro apocrifo, di altro autore. il film incrocia diversi generi come il thriller, lo spionaggio elettronico e il giornalismo considerato come un canale attraverso il quale manipolare la realtà,tematica "forte".Tuttavia la storia, procede, molto a rilento, compaiono tanti personaggi e ci sono troppe digressioni,dunque è meno avvincente rispetto ai precedenti, manca il fattore sorpresa e quella tensione che aveva animato gli altri episodi. La trasposizione del terzo romanzo dell'autore svedese, è forse la più debole. Pur spingendo il piede sul pedale psicologico, più dei precedenti film, ponendosi in bilico tra i bui corridoi del passato e le angosce presenti, dei suoi personaggi, la sceneggiatura, è a tratti pesante e non supportata da una messinscena adeguata. Intendiamoci, il livello narrativo si mantiene più che accettabile, regia e recitazione sono impeccabili, ma non ci sono reali colpi di scena, i risvolti della storia sono piuttosto prevedibili .Ambientazione “open space”, fotografia algida, il regista, muove con lentezza la camera, attraverso interni incolori e impersonali, nelle aule dei tribunali, nelle stanze ospedaliere e nelle celle. A evitare il finale doloroso ovviamente, ci sono i “buoni” provati e affaticati, ma mai domi,che portano un po' di luce e ottimismo, nel cupo grigiore di questa storia di abusi.
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