Regia di Daniel Alfredson vedi scheda film
Il terzo episodio della serie Millennium, uscita dalla penna dello sfortunato scrittore Stieg Larsson, assurto a fama mondiale soltanto dopo la pubblicazione della sua ultima fatica, è anche il meno riuscito. La hacker punk con una pesantissima storia personale sulle spalle, Lisbeth Salander (Rapace), ruba la scena e il primo posto nei credits al caporedattore della rivista Millennium, Mikael Blomkvist (Nyqvist). La ritroviamo in un ospedale, sorvegliata a vista, lì dove l'avevamo lasciata nell'episodio precedente, in occasione del quale aveva reagito al tentativo di omicidio da parte di suo padre, piantandogli un'accetta in testa. L'uomo ha la scorza dura, come d'altronde anche il fratellastro di Lisbeth che continua a darle la caccia, ed è implicato in un giro di servizi segreti paralleli dal quale si teme che possano uscire informazioni riservatissime proprio da parte di Lisbeth. Lo psichiatra della combriccola malavitosa vorrebbe internarla di nuovo ma Mikael fiuta il complotto ed è deciso a qualsiasi cosa pur di dare verità e giustizia alla ragazza. Tra aule di tribunale, dialoghi interminabili, minacce reiterate e regolazione di conti, le due ore e mezza di film passano tra molti sbadigli, qualche rara invenzione in fase di sceneggiatura, inseguimenti messi lì come il prezzemolo e una regia che sembra aver mutuato in tutto e per tutto lo stile da telefilm dell'ispettore Derrick.
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