Regia di Daniel Alfredson vedi scheda film
Si chiude la trilogia cinematografica, che ripercorre i testi di Stieg Larsson, in tono minore, seguendo la linea non proprio felicissima intrapresa dal secondo capitolo, dopo il brillante esordio.
Tante cose non tornano, in primis la storia è nettamente la meno dinamica delle tre e le due ore e mezza di durata si fanno così sentire.
Lisbeth Salander (Noomi Rapace) è ricoverata in ospedale in gravi condizioni dopo lo scontro accaduto col padre Alexander Zalachenko anch’esso ricoverato nella stessa struttura.
Intanto fuori tramano contro di lei per farla internare nuovamente sotto le cure del pervertito dottor Teleborian e quindi impedirle di rivelare fatti scomodi, mentre il giornalista Mikael Blomkvist (Michael Nyquist) s’impegna per aiutarla in vista del processo che la vede incriminata per tentato omicidio.
Infine il fratellastro gigantesco di Lisbeth si aggira per le strade seminando morte, aspettando l’occasione per rincontrarla ed eliminarla a sua volta.
La trama di questo terzo episodio non è proprio interessantissima, così i primi novanta minuti passano senza particolari scossoni, con intrighi capillari, ma scarsamente intriganti con troppi nomi e dialoghi, mentre i fatti latitano.
Dalla fase processuale in poi invece le cose migliorano vistosamente (strano visto che di solito i processi tagliano il ritmo a molti film), sarà anche che prima il personaggio di Lisbeth, punto forte di tutta l’operazione, risulta decisamente limitato.
Limiti quindi strutturali della storia, mentre il film non ha un taglio estetico personale, cioè la confezione è professionale, ma anche priva di una vera e propria identità vincente.
Tutti questi aspetti portano ad un giudizio appena sufficiente, in attesa degli ormai prossimi remake americani di Fincher … bene, visto il nome, sicuramente la forma sarà tutta un’altra cosa e per il resto vedremo, certo che pensare a Lisbeth interpretata da un’altra attrice rispetto alla Rapace non è facile da accettare.
Chiusura ordinaria, potenziale non del tutto espresso, staremo a vedere.
Dilata troppo i tempi per i primi novanta minuti. Esteticamente nella norma, poteva fare qualcosa di più anche se i difetti maggiori sono insiti nella storia.
Volitivo, ma non ha il carisma necessario per reggere quasi da solo la scena.
Lei sempre grande, peccato che il personaggio (ottimo il binomio ruolo-inteprete) sia troppo sacrificato dal contesto. Sob!
Sufficiente, da il suo contributo.
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