Regia di Daniel Alfredson vedi scheda film
Terzo ed ultimo capitolo della saga Millennium, "La regina dei castelli di carta" è senza alcun dubbio l' adattamento cinematografico meno riuscito della trilogia. Diretto ancora una volta dal sempre meno convincente Daniel Alfredson (subentrato nel precedente "La ragazza che giocava con il fuoco" al ben più promettente Niels Arden Oplev), il film si limita ad una fiacca trasposizione degli eventi narrati nel romanzo alternando le fasi di un improbabile complotto a quelle dell' altrettanto improbabile processo di Lisbeth Salander dove la ragazza avrà finalmente modo di chiudere i conti con i demoni del proprio passato. Il ritmo latita, l' intreccio presenta pochissimi spunti interessanti e quei pochi non sono approfonditi a sufficienza e quel che è peggio è che anche i personaggi chiave hanno ormai perso qualsiasi tipo di fascino. La stessa Noomi Rapace, vera e forse unica rivelazione di questa tripla produzione, viaggia ormai con il pilota automatico e si ritrova quattro battute di senso compiuto in due ore e mezzo di film. Delle atmosfere e contenuti di "Uomini che odiano le donne", qui, non vi è più alcuna traccia e la stessa ambientazione scandinava che ben si poneva in contrasto con vicende morbose è ormai una componente marginale ed anonima. Non si può biasimare chi afferma che andamento e struttura siano quelli di una fiction, il cinema è sicuramente domiciliato altrove. L' unica preoccupazione di Alfredson, infatti, sembra quella di ricomporre il puzzle composto nelle due pellicole precedenti a discapito del respiro della vicenda e della credibilità dei personaggi oramai ridotti a semplici marionette in uno sterile teatrino di Pulcinella (penso ai "cattivi" Zalachenko e Teleborian ma anche all' insopportabile Mikael Blomkvist). Non che il romanzo di partenza fosse un capolavoro, anzi. L' impressione però è che il film sia pure peggio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta