Buon thriller, basato sul secondo romanzo di Stieg Larsson.
Alla vigilia della pubblicazione da parte della rivista Millennium,nella persona del solito Blomkvist,di uno scoop sensazionale su una tratta di prostitute dell,'est,che riporta una denuncia , che travolgerebbe poliziotti, giudici e politici e perfino esponenti dei servizi segreti,collegati ad un perverso sistema di violenze e soprusi,poco prima di andare in stampa,un triplice omicidio,ne fa sospendere l'uscita,mentre si scatena una vera e propria caccia all'uomo.L'indiziata principale è Lisbeth,"la donna che odia gli uomini che odiano le donne"che peraltro ancora aspetta la completa riabilitazione,la giovane hacker,geniale e competente e al tempo stesso ai limiti dell'autismo ,irrecuperabile socialmente. Blomkvist, incurante di tutti,da il via a un'indagine personale,andando a dipanare e sbrogliare una intricatissima matassa,per poi ricomporre la trama di un complicato puzzle,scoprendo i tragici trascorsi di Lisbeth e le sue "parentele pericolose"
Traccio solo questo breve incipit, per non togliere il gusto agli spettatori, che non hanno ancora avuto occasione di assistere a questo efficacissimo thriller,secondo capitolo della trilogia che s'ispira al trittico di romanzi scritti da Stieg Larson e tutti pubblicati postumi dopo la sua prematura scomparsa.Chi come il sottoscritto ha letto i romanzi potrebbe rimanere deluso.
Stieg Larsson coniugava brillantemente gli ingredienti tipici del thriller poliziesco, con l’inchiesta di taglio giornalistico, con uno stile sobrio,ma di ampio respiro,poetico. Periodi brevi e concisi, dialoghi vivaci e incalzanti,dal fascino irresistibile.
Poi i protagonisti, Larsson inventò due personaggi indimenticabili: Mikael Blomkvist, giornalista, investigatore carismatico,di grande dirittura morale,ma soprattutto Lisbeth Salander, la hacker,geniale, angosciata e angosciante,prodigio dell’informatica,dal carattere introverso, misantropa, implacabile e all'occorrenza violenta, vittima che diventa carnefice e angelo vendicatore,nascosto in un corpo deturpato da tatuaggi e piercing, e chiusa nel suo mondo "digitale"provata da esprienze sconvolgenti, porta dietro e sulla pelle le cicatrici della sua travagliata vita.
Larsson ci guida poi con mano sicura, nella giungla dei mezzi di informazione, mettendone in evidenza il progressivo snaturamento, la pericolosità e l'intrinseca amoralità.
Infine l’ambientazione. La Svezia vera protagonista. Larsson colora , con la sua estrosa fantasia, paesaggi spettacolari,istantanee di una Stoccolma livida e seducente, atmosfere cupe, basti pensare alla fredda cittadina che fa da sfondo alle vicende narrate nel primo capitolo e al contempo, da vero esperto di problematiche sociali, offre al lettore un’analisi impietosa della società scandinava e delle sue contraddizioni,era un fine conoscitore dei gruppi neonazisti e xenofobi, che operavano in Svezia.
La trasposizione cinematografica, soprattutto di questo secondo capitolo,finisce con il penalizzare e sminuire inevitabilmente il lavoro dello scrittore svedese, anche se il regista dimostra mestiere e gira un film più che dignitoso.Peraltro l'interpretazione di Naomi Rapace è anche stavolta superlativa.
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