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Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

di Baliverna
8 stelle

Romero si conferma il regista degli zombie, con questo film angosciante e impressionante. La scelta del digitale (quanto alla tecnica di ripresa, non agli effetti speciali) e del formato reportage non disturbano e si rivelano indovinate. La suspense è molta, e il senso di minaccia è quasi costante. Più volte il regista crea una specie di falsi spaventi, inqudrando personaggi vivi e non pericolosi in modo che per un attimo sembrino zombie in agguato. Ci sono scene truculente, ma non troppe e soprattutto non sono compiaciute e insistite come in un film di Lucio FUlci. Lo schifo di certe vedute è cioè accessorio, non fine a se stesso, e funzionale alla creazione di un clima di orrore. La scena più spaventosa è forse il morto che si alza dal letto di rianimazione dell'ospedale.
Già l'idea dei morti che tornano in vita è intrisa di disperazione e pessimismo per le sorti dell'umanità, e Romero l'ha avuta sin dall'inizio; tuttavia qui siamo in presenza di una dose di pessimismo maggiore rispetto ai film precendenti. Parlo soprattutto delle dinamiche all'interno del gruppo di fuggiaschi. Diversi personaggi sono estremamente egoisti, e tra di essi manca assolutamente la bella solidarietà contro il nemico comune che c'era per esempio tra i superstiti di "Dawn of the Dead", nel centro commerciale. Il ragazzo che fa le riprese degli eventi, oltre che a irritarmi per un mania di documentazione che va oltre il buon senso, l'ho trovato insopportabile quando continua a riprendere con la videocamera anche mentre la sua ragazza è assalita da uno zombie, e omette di correrle in aiuto. Già il pensare di fare riprese mentre si tratta di salvare la pelle è assurdo. Poi troviamo l'attrice vestita col busto che ad un certo punto taglia la corda col camper fregandosene di tutti. Ma l'egoismo e l'opportunismo serpeggiano tra tutti i personaggi durante il corso del film.
Neppure qui manca il sarcasmo di Romero verso gli Stati Uniti - di cui la Guardia Nazionale è pars pro toto - e contro i media, che manipolano e deformano le notizie. Il film è poi costellato di riferimenti biblici e religiosi, sotto forma però di schegge impazzite e senza senso affiorati dalla coscienza del regista. Lo trovo certamente un film riuscito, spaventoso, molto ben girato, che però mi è un po' indigesto per l'enorme disperazione e pessimismo che lo animano. Per quello che mi riguarda, il migliore è "Dawn of the dead", subito seguiro da "The night of the leaving dead". In ogni caso, questi di Romero sono i film che più mi spaventano in assoluto.

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