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Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

di Stefano L
7 stelle

 

Mentre girano una pellicola a basso budget, un gruppo di studenti viene interrotto dall'inaspettata, stridente consapevolezza che i defunti stanno tornando in vita e attaccano i malcapitati. Quello che segue sembra un mockumentary sulla rapida partenza dal campus improvvisamente deserto e il lungo viaggio verso casa: verranno spinti in un mondo in cui l'ultima risorsa che consente di diffondere (e distorcere) le notizie è l'elettronica mainstream (cellulari, videoclip, web...). Il film evidenzia il modo in cui l'umanità si affida sempre più alla sua tecnologia. I personaggi sono preoccupati non tanto a causa dell'infernale disavventura, quanto nella responsabilità etica di "catturare" e "ricordare digitalmente". La priorità non è più quella di vivere l'evento in sé, bensì la registrazione dello stesso. Le archiviazioni di memorie danno gratificazione e la presenza della telecamera a spalla serve ad assegnare una maggiore sensazione di suspense e immediatezza. La minaccia del pericolo comunque si mantiene palpabile. George Romero riconosce che siamo passati da una "comunità dello spettacolo" a una società telematica partecipativa e interattiva; ci frammentiamo, moltiplichiamo e mettiamo in rete qualunque cosa incontriamo. Al centro dell'attenzione c'è quindi l'isolamento del singolo, nonché la raffica di dati mediatici in cui ci ritroviamo. Gli zombi ora vengono dipinti come simulazioni, immagini che si replicano e proliferano ovunque. Tutto è divulgato viralmente. Invece di cercare di catturare il reale, forniamo attivamente cocci di una verità micro-prodotta… Il lungometraggio, artigianalmente impeccabile, difetta di una voce diegetica fuori campo alquanto goffa, la quale spiega fin troppo didascalicamente risvolti che sarebbero potuti essere compresi abbastanza facilmente. La recitazione e la sceneggiatura diventano un po’ artificiose a volte (dignitosi Michelle Morgan e Shawn Roberts, valido Scott Wentworth, gli altri appaiono macchiettistici), sebbene gli spaventi siano garantiti. "Diary of the Dead" non è solo un intrattenimento lacerante e divertente, intriso di sangue, ma anche una critica feroce sul sovraccarico di informazioni, il narcisismo e voyeurismo passivo. 

 

 

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