Regia di George A. Romero vedi scheda film
La notte dei morti viventi ritorna alla luce del sole e sotto l’occhio onnipresente e vigile delle videocamere. La macchina da presa segue l’azione da dentro, come vivo strumento d’indagine in mano ad uno dei personaggi, oppure come spia immobile nei sistemi di sorveglianza a circuito chiuso. La ripresa filmata esplora, testimonia, documenta ciò che sembra impossibile, che non si riesce a capire, che si colloca ben al di là della dimensione umana, e per questo non può essere semplicemente affidato ai sensi e alla memoria della nostra fragile specie. L’immagine sul monitor sostituisce la visione, perché, nell’era di internet, è quella la nuova veste della verità oggettiva, universale e comunicabile. Attraverso le webcam ed i telefonini, tutti ne possiamo diventare i portatori: dire la nostra significa ormai realizzare il nostro personale clip e consegnarlo all’universo telematico, per contribuire a quella voce, potente e incontrovertibile, che si diffonde in maniera gigantesca ed inarrestabile, ed è la dirompente e beffarda reazione all’ormai tramontato monopolio della tv. Scrivere la storia diviene così un’estemporanea iniziativa individuale: il fai-da-te globalizzato è garanzia di autenticità, non solo per il suo carattere diretto ed istantaneo, ma anche perché il singolo contraffattore nulla può contro un’oceanica concorrenza di pezzi originali. E’ così che da ogni ciac dilettantesco e improvvisato scaturisce un campione rappresentativo ed irripetibile della realtà intera: un film dell’orrore girato, per esperimento, da un gruppo di studenti, diviene automaticamente il Film dell’orrore, definitivo, apocalittico, e quindi destinato a confluire nell’eternità del mondo. George A. Romero ci ricorda che il display dei nostri piccoli aggeggi elettronici è uno spioncino sul divenire del cosmo; la sua lente è un vetro impermeabile alle emozioni, che ci consente di partecipare attivamente al reality senza perdere la nostra imparzialità. E’ lui, in fondo, il vero regista, che determina la giusta distanza, che ci avvicina al centro della situazione, mentre, nel contempo, ce ne mantiene adeguatamente distanti. E così tutti, operatori e spettatori, uploader e dowloader di You Tube, contribuiamo alla creazione di questo smisurato kolossal della Storia, forti dello stesso, irresistibile impulso a guardare. Diary of the Dead è il voyeurismo che supera il confine della vita, che mostra noi stessi mentre moriamo, rinasciamo, e moriamo ancora, dilatando all’infinito il regno dell’osservabile e perpetrando, senza fine, il “necessario” crimine di chi, per vedere, distrugge e, di fronte alla distruzione, insiste nel voler, ad ogni costo, continuare a vedere.
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