Regia di George A. Romero vedi scheda film
Un horror?Non solo,diciamo che se gli zombi sono iscritti d'ufficio nell'iconografia del genere allora lo possiamo considerare anche un horror.Anacronistici gli zombi?Può darsi,ormai sono più di 40 anni e diverse decine di film che vanno in giro con la loro andatura da sonnambuli(e qui c'è una neanche troppo velata critica agli zombi "scattisti" o "velocisti" di altri film).Nel valutare questo film però l'errore più grande è quello di fermarsi solo alle immagini viste.Perchè come spesso accade nei film di Romero questo è un film che va letto oltre le immagini che mostra,è una di quelle opere su cui si può discutere all'infinito proprio per i messaggi politici che lancia.Diary of the dead è un'opera orgogliosamente low budget ma assolutamente libera.Se per la totale libertà realizzativa si deve sacrificare qualche effetto speciale allora ben venga questo sacrificio.Romero parla della comunicazione,parla della verità pura e cruda e di quella mediata dal filtro delle immagini.Gli zombi hanno ormai invaso la nazione ma i media parlano di immigrati clandestini,grazie a un montaggio ad hoc costruiscono una verità alternativa diametralmente opposta a quello che è accaduto.Oramai la verità è solo nelle mani di qualche hacker o di internet,la rete che orizzontalmente raggiunge tutto il globo terrestre.Accanto a questa verità c'è quella carpita dalle videocamere della troupe che stava girando un horror da strapazzo.Romero usa l'espediente della videocamera che riprende tutto quello che accade alla stessa stregua di quello che succedeva in The Blair witch project,Rec,Cloverfield o anche come succedeva in Redacted di De Palma per non restare in ambito horror.In fondo questo film di Romero e quello di De Palma hanno lo stesso argomento di fondo:la verità e le forme di comunicazione.Ora se nei film horror citati l'espediente della videocamera era fondamentalmente per accrescere il clima ansiogeno in Diary of the dead l'occhio elettronico è solo il mezzo più immediato per catturare quello che sta accadendo,un baluardo forse ultimo per catturare la verità che ormai è nelle mani dell'individuo e della sua libertà di pensiero.Il tutto poi viene rielaborato in una sorta di "sofisticazione" del materiale girato che poi deve essere adeguatamente montato e "imbellettato" per essere dato in pasto alla rete famelica in concorrenza diretta con la verità prefabbricata comunicata globalmente dall'alto.In questo il film di Romero è animato da un furore ideologico beluino.Ma si rapporta sempre alla libertà di pensiero dell'individuo.Accanto a questo attacco virulento alle fabbriche di verità di cui tutti siamo vittime ogni giorno c'è una visione postapocalittica come al solito pessimista,cupa e disperata.L'invasione è completata,chi muore diventa un nuovo abitante di Zombielandia,tutti i posti che pensiamo siano sicuri,a tenuta ermetica contro i nuovi abitanti in realtà sono fonte di nuovi incontri sgradevoli.La visione è frammentata tra le videocamere,i telefonini,i circuiti di sorveglianza,i monitor del bunker dove il nostro manipolo di reietti è arrivato:forse a questo punto è meglo trovarsi un posto in prima fila per godersi lo spettacolo.Meglio chiudersi nel bunker una volta bonificato.BENVENUTI A ZOMBIELANDIA.Ora la lotta è tra noi e loro.Ma loro una volta erano noi.....
dirige un saggio teorico sulla comunicazione usando tecniche modernissime di cui si dice digiuno...
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