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Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

di ed wood
10 stelle

Negli ultimi anni, da quando ho cominciato ad utilizzare internet con una certa assiduità, mi è capitato qualche volta di immaginare un film che rendesse visivamente, narrativamente e concettualmente il senso di questa nuova iper-realtà (o iper-virtualità?) in cui ci ritroviamo a vivere da protagonisti (o da spettatori?) costituità dai nuova media: in pratica, il Web, impacchettato e riprodotto sui supporti più svariati, dal pc ai telefonini, fino agli ultimi ritrovati di una tecnologia dell'immagine che si evolve a ritmo "iper-umano". Finalmente i miei desideri sono stati soddisfatti: Diary Of The Dead è il film che ho immaginato per anni. Praticamente, in questo film-limite di Romero, tutte le immagini che vediamo sono il prodotto di un'azione diegetica: mdp maneggiate dai protagonisti, telecamere di sorveglianza, pc, telefonini...In questo film, la realtà non esiste: anzi, sarebbe più corretto dire che QUESTO FILM non esiste. Parlare di horror filosofico, politico, teorico è utile, ma riduttivo. Diary Of The Dead è un film sulla Rivoluzione causata dall'avvento dei nuovi media, quelli "liberi" e senza manipolazioni dall'alto, quelli che permettono una comunicazione orizzontale fra gli utenti e che prescindono dalle logiche del Potere. Ma la Rivoluzione è solo teorica: "Siamo diventati degli ingranaggi del Sistema" dice la voce off della ragazza-blogger ad un certo punto. Dopo aver inneggiato al Web, Romero ci spiazza ricordandoci che, nella civiltà dell'immagine incontrollata, siamo comunque impotenti, non possiamo fare altro che riprendere, registrare, documentare la realtà, senza intervenire per modificarla. Forse i nuovi media favoriscono la presa di coscienza sui veri problemi del mondo (non solo degli USA), ma bloccano, neutralizzano, castrano, anestetizzano, in una parola "virtualizzano" le pulsioni attiviste, le mobilitazioni, l'impegno concreto, il passaggio dalla teoria alla pratica...Film pessimista dunque. Romero in stato di grazia, ad ogni modo: lucida ed esemplare definizione dei personaggi, archetipi capaci di sobbarcarsi un peso concettuale notevole come nel miglior Carpenter (dal nerd allo scettico, da ganzo al teorico, dalla ragazza seria e consapevole fino alla bionda sciocca texana: la fuga in camper di quest'ultima, accompagnata da una musica patriottica, è un chiaro sberleffo a Bush). Potente allegoria degli USA contemporanei (più o meno come lo era stato Nashville dei 70's), tira in ballo crisi energetica, terrorismo, razzismo, militarismo, abbattendo la piramide e conducendoci attravero un travolgente excursus in una realtà/virtualità vista dal Web, cioè dal basso, orizzontalmente., dal punto vi vista di un blogger. Diary Of The Dead non manca certo di ritmo, suspence, trucchi artigianali ma efficaci, ma non è un horror, anzi non è un film: sono 90 minuti passati davanti ad un pc, navigando fra youtube, i social network e gli anfratti più oscuri della blogosfera. Riuscendo dove De Palma, con Redacted, aveva fallito, Romero fonda un nuovo cinema, o comunque materializza filmicamente una nuova teoria dello sguardo, ricordandosi forse di Powell ("L'occhio che uccide") e Beckett ("Film") e aprendo, chissà, una nuova epoca per la Settima Arte. 

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