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Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su Diary of the Dead. Le cronache dei morti viventi

di howl
8 stelle

In una lettera scritta ai fan attraverso myspace.com/diaryofthedead, Romero ha messo in chiaro alcune questioni sulla pellicola prima della sua uscita:


"Amo Diary of the Dead. E’ il primo film totalmente mio sin dai tempi di La notte dei morti viventi. Ho tentato di lavorare senza alcuna pressione, ma subito ho iniziato a sentire cose del tipo “Cosa sta facendo Romero?” o “Che ne è del suo ultimo film?”.
Datemi un po’ di respiro! Sono a Toronto e sto facendo l'impossibile per far sì che Diary riesca nel modo migliore possibile.

E’ un film indipendente al 100%, fatto assieme al mio amico Peter Grunwald e a pochi altri. Non ho mai avuto così tanta libertà dal 1968. Il cast, che probabilmente i critici soprannomineranno “sconosciuti” (ma non lo saranno ancora per molto), è per quanto mi riguarda grandioso.
Volevo allestire una nuova tipologia di personaggi che si confrontassero con l’inizio degli eventi descritti nei miei film, mostrando il tutto da una diversa prospettiva. Voglio girare il film con la visione in soggettiva, senza l’accompagnamento della musica, qualcosa di più crudo e feroce” […] “Sarà un esercizio di stile, un esperimento, un low-budget che rappresenterà un ritorno alle origini.

E’ un film che viene direttamente dal cuore, non è un sequel, non è un remake: è un nuovo inizio per la serie dei Dead."
Si è fatta attendere molto questa quinta pellikola "zombiana" d Romero,ma x chi è stato paziente ne è valsa la pena.Diary Of The Dead non ha ottenuto lo stesso budget del precedente lavoro,così il regista, in collaborazione con la Grunwald Production , supportati da un piccolo gruppo di finanziatori, riesce a racimolare il budget x creare un'opera + che dignitosa, non sembrando praticamente mai un low budget (sono stati spesi circa 2 milioni di dollari x realizzarla).
Il Diary è un metafilm, un excursus del padre dei morti viventi all'interno del suo stesso modo di rappresentarli e difenderli come un genitore nei confronti delle sue creature + preziose:i figli.
Si tratta di un road-mokumentary movie girato in soggettiva,ma con una differenza sostanziale rispetto a Rec e i suoi predecessori meno illustri: Romero adopera l'escamotage del montaggio annunciato, x cui non si assiste a bruschi cambi d'inquadratura o a stacchi da mal di mare. Gli effetti speciali sono ottimi, e il giudizio positivo è confermato dai titoli di coda, quando si apprende che il responabile è Greg Nicotero, uno dei creatori di fx + quotati attualmente (basta dare un'occhiata a Wiki x trovare un elenco di capolavori senza fine). 

Anche questa volta Romero non si tira indietro nella critica sociale, ma se in Land Of The Dead  le frecce e le frecciate venivano scoccate in un modo estremamente + diretto, ora è tutto decisamente + sottile, persino elegante. La rete dell’informazione viene sovente scandita e criticata in modo sublime e raffinato, lasciando che le immagini stesse parlino da sole, commentate solo poche osservazioni: "più voci ci sono, più grande è la confusione. La verità diventa sempre + difficile da trovare; alla fine tutto diventa...solo rumore." La rete diventa amica/nemica, informatrice/manipolatrice, ma il lato + sconvolgente consiste nel fatto che il cineasta americano ci dimostra senza possibilità di dubbio come il web informativo, indipendentemente dal genere, ormai si stia sostituendo alla realtà,in pratica uno specchio da cui Alice non torna +.

Inoltre, cogliendo continue critiche e sottotesti,ci si accorge anche della presenza di vere e proprie smaccate nei confronti dei suoi colleghi e dei loro modi superficiali di condurre la macchina da presa: come non sorridere quando, durante le prime sequenze, Romero, attraverso le parole del protagonista filmaker che istruisce un attore travestito da mummia su come deve inseguire la fanciulla di turno, ricorda che i morti camminano piano e non possono correre, altrimenti tutto non avrebbe + senso. Si tratta di una presa di posizione piuttosto esplicita ed ironica nei confronti di alcune mode recenti ke trasformano il morto vivente in un centometrista iperrianimato in cerca di carne fresca.



Bisogna sottolineare i pregi ma anche i difetti dell'ultima opera Romeriana: in primis, l’escamotage del montaggio,utilizzato con lo scopo di evitare i problemi della presa diretta, x quanto ci si possa sforzare di trovare un nesso logico, alla fine risulta un mero trucco poco convincente. Altra pecca piuttosto grave è la superficiale caratterizzazione dei personaggi (a cui fa eccezione il pastore sordomuto hamish, vero protagonista del film in ogni senso): quando si ha un approccio così sensibile risulta paradossale e contraddittorio che le interpretazioni non siano x niente curate e, in particolare, che i vari protagonisti abbiano tutti un comportamento sopra le righe.



Riguardo, invece, alla presenza di scene cult, sono da rimarcare le sequenze riprese attraverso gli occhi delle telecamere a circuito chiuso presenti all'interno della villa,anche se l'oscar dell'innovativa visionarietà spetta al modo in cui i morti viventi vengono bloccati all'interno della piscina e costretti a camminare sotto il pelo dell’acqua.

In conclusione, Diary of the dead  è un film maturo, molto elegante e arguto, con una sottotrama complessa che va a solleticare la nostra coscienza, un’ora e mezza circa di malinconia, di consapevolezza della perdizione del genere umano, in cui la morale consiste nell'inutilità della distinzione tra il bene ed il male,proprio xchè i confini diventano, con il passare del tempo, sempre + labili."
La guerra non accetta differenze xché” ,afferma uno dei protagonisti e la lezione, già affrontata nella "notte", torna a galla, anzi torna in vita: "loro in fondo siamo noi: tutto ciò che vive un giorno morirà e tutto ciò che muore ritornerà in vita e cercherà di uccidere qualcun altro...non cambia nulla ed è per sempre".
La stessa loro crudeltà è specchio di una società che tenta di seppellire i propri sbagli come fossero morti, ma si sa che niente può essere cancellato x sempre e gli errori, prima o poi, tornano in vita a tormentarci (in questo aspetto la pellicola ricorda molto il comics "KenParkeriano" The walking dead anche x l’idea di fondo della fuga verso un futuro incerto).

Niente accade se non è "visto" dalla telecamera che mostra il fenomeno di chi "a volte ritorna" alle proprie origini, al suo senso primordiale; il "papà" degli zombies fotografa le emozioni della società traslate a un gruppo d persone che, seppur differenti tra loro, sono accomunate dallo stesso dramma che devono superare:di fronte al pericolo e alla minaccia la scelta consiste nel tornare alla propria casa, al proprio rifugio, alla propria tana, in pratica dentro se stessi...una dichiarazione d'amore di George A. Romero nei confronti della sua umanità...un grido di speranza rivolto alla società "civile" vontemporanea.

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