Regia di Bobby Paunescu vedi scheda film
Cinepresa quasi immobile, quindi quasi una regia che si estranea per riprendere neorealisticamente una storia attuale, ambientata nel paese originale in maniera non edulcorata e senza pigiare nel vittimismo nazionale, ma aprendo un discorso di etnia non certamente qualunquista. Le scene violente vengono evitate, ma certamente rimangono fisse nella nostra mente in maniera indelebile, certo, certe affermazioni e concetti verso il nostro paese, fanno rimanere spaesati e forse anche consapevoli di essere disinformati, ma anche se certe notizie apprese sono poco attendibili, certamente si rimane attaccati a concetti di cui vivono nell'immaginario in una nazione a noi, forse, del tutto sconosciuta. Un ritratto attuale di una Romania che non si risparmia nel far vedere il suo volto, dopo l'uscita da una dittatura non proprio recente, e dove i fatti di malavita e corruzione arricchiscono e provocano un quotidiano che fa spavento, malgrado certa forzature politiche che ci raccontano tutt'altro. Un film, quindi, coraggioso, che vive di stereotipi verso l'Italia, non meno dei nostri nei loro confronti, ma che riesce in pochi tratti a dare l'immagine di una società impossibile di una vera umanità e di una socialità assente, che parla quindi di sé stessa senza reticenze..
Una storia privata che ci porta su una realtà sociale che noi vediamo con altri occhi
Una scelta di regia invisibile e dannatamente giusta
Una partecipazione sentita e mai melodrammatica
Il ragazzo vittima, un rulo che fa riflettere
Il ruolo defilato della madre
La figutra melliflua del padrino
L'amico di Francesca
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