Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Probabilmente questo è uno di quei film che o entusiasma o non fa breccia nello spettatore. Nel mio caso il film è risultato estraniante e l'ho trovato un po' noioso. Molto probabilmente per predisposizione, se lo avessi visto magari in una sera diversa, con minore stanchezza addosso, l'avrei potuto anche apprezzare. Ma alla fine ci sono diverse cose che non mi sono piaciute: in primo luogo il ritmo della storia, così lento da sembrare immobile. All'inizio l'azione sembra non andare avanti, non si riesce a capire quale sia l'intento e il messaggio che il regista vorrebbe mettere in scena. Poi all'improvviso arriva un pranzo illuminante, un simil-orgasmo durante la degustazione di un gambero che ipotizzavo preludeva più a uno shock anafilattico che allo scoppio dell'amore. E invece è proprio lì l'inizio di un racconto a tratti surreale, che vuole mostrarci i pensieri dei due innamorati, la frustrazione della soprannominata Emma per una vita di cui ha perso il possesso, guidata e decisa dal marito e la lotta interiore di Antonio che è suo malgrado attratto dalla madre del suo migliore amico.
Ho trovato abusata la scena in cui si cita il titolo del film: citare un film in un film avvicinando due situazioni talmente distanti come quella vissuta dal protagonista di Philadelphia e la protagonista di questa pellicola è una forzatura che mi è risultata indigesta.
La regia buona, i registi bravi, il soggetto così così e il racconto quasi noioso. Rimangono belle immagini di Milano, un uso sapiente del mezzo cinematografico che accompagna la musica classica, ma anche lo schiaffo di una ricerca autoriale così dichiarata da risultare stuccosa e artificiale.
Insomma, non mi ha conquistato questa pellicola, mi ha pure infastidito l'ossessiva ripresa dei corpi dei due amanti, come se si avesse bisogno di una scrutazione macro delle nudità per raccontare il desiderio sessuale o l'attrazione fatale, oltretutto in un lirismo che banalizza poi l'esito della regia.
Infine il lutto: ecco un messaggio, l'unico che trovo davvero importante. Non lasciare che le azioni e il caso condizionino la vita, ma essere determinati a vivere fino all'ultima emozione, a scegliere anche nel dolore, anche contro ogni razionale buonsenso. Questo sì: vivere di emozioni e riscoprirle senza tabù come ha saputo fare la protagonista e come fa la sorella di Edoardo. Questo è il messaggio più importante: poteva essere raccontato meglio, senza dubbio. Però per farsi un'opinione secondo me vale comunque la pena vederlo.
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