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Io sono l'amore

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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La recensione su Io sono l'amore

di supadany
6 stelle

VOTO : 6,5.

Per questo film Luca Guadagnino si merita considerazione perché, nonostante non mi abbia completamente conquistato, ha sicuramente proposto qualcosa di diverso dal solito, almeno per quanto concerne il panorama cinematografico italiano.

Infatti mette in mostra un’idea di cinema importante, esteticamente molto curata con diversi spunti interessanti.

Milano, la ricca famiglia Recchi si ritrova per una cena, occasione nella quale l’anziano capo famiglia passa le consegne al figlio, ed a un nipote, per la gestione dell’importante attività di famiglia.

Così Tancredi (Pippo Delbono) si ritrova alla guida insieme al figlio Edoardo (Flavio Parenti), ma le loro idee sul futuro dell’impresa non collimeranno del tutto.

Intanto l’altra figlia Elisabetta (Alba Rohrwacher) s’innamora di un’altra ragazza, mentre Antonio, un giovane cuoco amico di Edoardo, entra nelle sfere della famiglia.

Emma (Tilda Swinton), moglie di Tancredi se ne invaghisce, riscoprendo la perduta fiamma dell’amore, ovviamente la loro relazione mette in serio pericolo gli equilibri di tutta la famiglia.

Guadagnino costruisce un film nel quale gli aspetti estetici sono molto curati, dimostrando che certe strade autoriali sono ancora percorribili.

Quello che propone è la crisi dell’alta borghesia, da un lato per la componente economica (l’impresa centenaria che si vuole radicalmente cambiare in virtù del maggior profitto), ma soprattutto per quanto riguarda il versante (an)affettivo, dove gli equilibri sono sempre precari ed il coinvolgimento dimenticato.

E su questo versante ci vengono regalate diverse sequenze ambientate a Sanremo (il primo incontro tra Emma e Antonio e poi le loro fughe amorose nell’eremo collinare così distante dalla fredda tenuta dei Recchi), molto ben inquadrate, sia per lo stile, sia per l’alternanza delle immagini dove si da un significativo sfogo con la natura.

Notevole, e decisamente autoriale, anche tutta la parte finale, dove i dialoghi svaniscono quasi del tutto di fronte agli eventi.

Azzeccato il tema musicale di John Adams, ampio ed interessante il cast, nel quale, oltre alla garanzia offerta da Tilda Swinton, si trovano diversi volti interessanti, anche se lo spazio è per molti limitato (vedi Alba Rohrwacher, che si poteva sfruttare maggiormente, e Diane Flerì).

I difetti principali che ci ho trovato rimangono una freddezza di fondo (tra l’altro credo voluta) ed una eccessiva meccanicità dell’evoluzione della vicenda per cui alcuni fatti sembrano proprio messi lì per arrivare in un certo modo al doloroso, ma anche iniziatico, finale.

In ogni caso credo anche che i meriti (oggettivi), sopravanzino gli aloni (questi forse più soggettivi), per un film d’autore anomalo per il nostro cinema attuale, sperando che Guadagnino possa continuare su questa strada nel prossimo futuro senza prendere derive strane (vedi il suo precedente “Melissa P.”).

Imperfetto, ma da coltivare.

Su Luca Guadagnino

VOTO : 6,5. Esteticamente propone tante soluzioni davvero notevoli, mentre mi ha convinto di meno la gestione del racconto.

Su Tilda Swinton

VOTO : 7. Musa che da un notevole apporto alla causa, convincente sia quando deve fare l'algida donna borghese, sia quando la passione si impadronisce del suo personaggio.

Su Flavio Parenti

VOTO : 6++. Ci mette voglia ed ardore.

Su Edoardo Gabbriellini

VOTO : 6++. Prova abbastanza matura per un attore come lui che ho apprezzato in ruoli molto diversi (su tutti "Ovosodo").

Su Alba Rohrwacher

VOTO : 6+. Brava, ma ha pochissimo spazio.

Su Pippo Delbono

VOTO : 6+. Ruolo molto rigido, lui se la cava egregiamente.

Su Diane Fleri

VOTO : 6. Sufficiente, in una parte dove non può trasmettere la sua solarità. 

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