Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Era dai gloriosi tempi del neorealismo che, davanti a un film, non si respirava un'aria così autenticamente e romanticamente italiana. In quest'opera il sapore di casa nostra è un profumato sentore di fiori e di sole che, a tratti, si condensa in quello spettro ribelle, dispettoso e inesorabile che è l'amore. La sua azione nel mondo è fatta di tante piccole e grandi crudeltà, che trafiggono il velo della consuetudine, e rendono la carne estranea alla propria carne, il sangue inviso al proprio sangue. La vicenda dei Recchi, facoltosa famiglia di imprenditori milanesi, è l'emblema del moderno mito italico della tradizione e del benessere, in cui continuità e comodità sono i principi tramandati di generazione in generazione come garanzia per il futuro. In questo contesto da dipinto in cornice, la fatalità della passione diversa e inaspettata è l'improvviso cambio di programma che, a prima vista, sembra voler sconvolgere un consolidato assetto di valori morali, oltre a distruggere le legittime aspettative di chi ha speso un'intera vita per costruire un'eredità da trasmettere a figli e nipoti. Sulla scena della buona borghesia, il dramma esordisce con i panni dello scandalo, che inizialmente lo privano del decoro che spetta al dolore e allo strazio di un'anima lacerata dal dilemma. Ciò che umanamente accade ai personaggi è considerato un errore, una colpa, o anche solo una sventura di cui vergognarsi. L'inevitabile si confonde con l'imperdonabile, la grandezza della scoperta del nuovo con l'enormità di una deviazione. Per chi vive questa inedita/inaudita esperienza l'istinto a nascondersi è, per metà, dettato dal pudore, per metà dal rispetto per qualcosa che, in quanto straordinario e prezioso, può solo essere venerato in silenzio. Io sono l'amore è lo spirito romanzesco delle fiction televisive nostrane nobilitato al rango di ritratto generazionale, di poesia sentimentale, di verità di vita; è la futilità rivestita di incanto, che apre sommessamente la porta alla riflessione esistenziale e - come splendidamente rappresentato nell'ultima sequenza – lascia che, una volta tanto, i protagonisti non siano né le parole, né le azioni, ma solo e unicamente l'essere in quanto custode di tutti i beni e tutti i mali che si aggrappano cuore.
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