Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
si rischia di diventare un lussuoso pezzo d'antiquariato a stare coi recchi. lentamente ti fossilizzi e diventi un pregiato candelabro del 700, o una natura morta di morante da passare in dote o peggio ancora rischi di diventare come emma. una bella cosa da esporre durante le cene che non ha nemmeno diritto al proprio nome d'origine. si viene identificati come "la russa", una cosa esotica di cui parlare con un facoltoso cliente che vuole inghiottire la ditta di famiglia, giusto il tempo di pronunciare la frase e poi passare oltre. ma essere una "emma" è anche una fortuna perchè si ha la possiblità di fuggire da quel museo che piano piano ti trasforma in un recchi. perchè se non sei un recchi, sarai solamente qualcosa di tollerato in quanto fidanzata/o, moglie o marito di un recchi. tollerato, ma sempre avvisato e ben conscio che sei tollerato. e allora cosa può salvarci da questo morbo mortifero di dorian gray che distrugge e consuma dietro la bella facciata, se non il solito antidoto chiamato amore?... emma riesce a sottrarsi al morbo grazie alla passione travolgente per il cuoco amico del figlio più grande. passione consumata nella casa sanremese di lui, in mezzo all'erba e ad una sinfonia primordiale di insetti che fecondano fiori intorno ai loro corpi aggrovigliati dal coito. anche la figlia forse ha trovato uno spiraglio di felicità dalla famiglia, nell'amore per un'amica. ma siccome la parola "felicità" è una parola che immalinconisce, è meglio tenerle ben nascosta alla famiglia e far tutto allo scuro. la matriarca, il marito e il figlio più giovane sembra che non provino dei veri sentimenti. è un surrogato che oltre tutto rientra come le corna delle lumache come sentono una minaccia al loro status. tentato quello che può essere interpretato come un approccio, ma poi si mettono sulla difensiva perchè tanto tu "non sei nessuno". e quale cosa migliore per ricominciare una vita nuova se per quella vecchia non esisti? splendida la lunga sequenza iniziale della preparazione della cena mentre fuori nevica in quel mausoleo dove tutto prosegue invariato nell'attesa che il patriarca dica quello che tutto si aspettano che dica. ottima partitura musicale per quello che sembra a tutti gli effetti un funerale. un funerale annunciato dallo stesso patriarca quando annuncia l'abdicazione. al figlio e al nipote. un funerale delle intenzioni e delle promesse che non contano, perchè tanto, come dice alba rohrwacher "diventeremo solo più ricchi". un elogio e un inchino naturalmente agli attori con una sempre splendida e iconica tilda swinton, una superba marisa berenson, un pippo delbono che non sa nè abbracciare nè piangere(vedere la scena del funerale), una sempre più brava alba rohrwacher in quello che è il suo anno e un ottima maria paiato.
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