Regia di Mario Soldati vedi scheda film
Questa è la seconda trasposizione cinematografica del romanzo pubblicato nel 1881 da Antonio Fogazzaro; la prima era stata realizzata da Carmine Gallone nel 1917 e ci sarà anche una terza, molto fantasiosa e improntata al soft-porno (!), a cura del disastroso Bruno Gaburro, negli anni '80. Soldati è ovviamente una sicurezza: la sua ricostruzione per immagini delle pagine scritte è, in un aggettivo semplice ma qui inevitabile, calligrafica e il mestiere (Soldati era sia regista che scrittore, non dimentichiamolo) lo aiuta a portare a termine una missione per nulla facile. La durata sconfina oltre le due ore, seppure di pochi minuti, la messa in scena è piuttosto 'ruvida', asciutta, tendente al teatrale e il cast presenta una buona serie di nomi e volti in quel momento di chiara fama, sebbene settant'anni dopo non molti siano rimasti impressi nella storia del nostro cinema; oltre ad Andrea Checchi e a Isa Miranda, che non necessitano presentazione, ci sono Irasema Dilian (già con L'Herbier, De Sica, Mattoli), Gualtiero Tumiati (Gallone), Nino Crisman (Bonnard, Genina, Alessandrini), Enzo Biliotti (Mattoli, Mastrocinque, Bonnard). Anche in fase di sceneggiatura non mancano le certezze: oltre al regista sono stati infatti impegnati Ettore Maria Margadonna, Renato Castellani, Agostino Richelmy e Mario Bonfantini. Un'opera dal buon valore letterario: ma l'anima cinematografica dell'operazione, davvero, sfugge. Pensando al clima artistico in Italia nel 1942 (telefoni bianchi, melodrammoni, commedie ungheresi, film di propaganda... e guerra in corso), questo Malombra risulta comunque opera in un certo senso 'coraggiosa'. 5,5/10.
Marina di Malombra, rimasta orfana, viene affidata a uno zio che vive in un maniero sul lago di Como. Praticamente reclusa, comincia a leggere le lettere di una zia defunta e si convince di esserne la reincarnazione. Seminerà angoscia e morte attorno a lei.
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