Regia di Mateo Gil vedi scheda film
Il film è ben strutturato sull'alternanza passato-presente nella mente del protagonista, Tomas: la donna che lo ha sedotto da ragazzino è la sua moira, il suo destino, con il richiamo mitologico alle Parche che filano, tessono e spezzano infine il filo dell'esistenza. Tanti i temi - corollario: l'oscurantismo del paesino spagnolo, l'amicizia abbastanza fragile e sostanzialmente insincera del gruppo degli adolescenti, la fame sessuale dei protagonisti, un desiderio di morte - la moglie di Tomas si è tagliata le vene. Ma più di tutto ho trovato singolare e geniale la scena in cui il protagonista, a letto con Moira, ormai anziano, vede se stesso, ragazzino, che osserva dalla finestra e inorridisce scappando pazzo di gelosia e di terrore, e anche lo spettatore guarda (un richiamo al famoso dipinto di Velasquez, Las Meninas). Come dire: la vità è un gioco di specchi, in cui chi guarda e chi è guardato non si riconosce, si disperde nel fiume dell'esistenza per trovare solo alla fine un'amara verità.
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