Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Lui marinaio, lei donna sola con figlio a carico. Tutti hanno voglia di famiglia. Arriva Raffaello Matarazzo e trova il modo di comporne una. Ultimo film del trittico Matarazzo-Sanson-Nazzari. Il climax del melò è ben lontano.
Un capitano di marina italiano, giunto a Barcellona, conosce per caso un ragazzino e lo aiuta a uscire da un impiccio a scuola. L’incontro dell’uomo con la madre, lavoratrice instancabile senza marito e in difficoltà economiche, farà scattare gradualmente l’amore.
Il tema della famiglia, da sempre uno dei capisaldi del cinema di Raffaello Matarazzo, viene qui scomposto (in senso letterale) per poi diventare tale solo con l’happy end: una donna sola e vessata, un bambino con la voglia di famiglia, un uomo dai sani principii. La coppia Sanson-Nazzari, giunta qui all’ennesima storica collaborazione, è quasi resa spuria dal terzo incomodo, il ragazzino ago della bilancia (Miguelito Gil). Quest’ultimo, che arricchisce la narrazione di elementi teneri e buffi al contempo, sposta l’attenzione dal pathos melodrammatico dell’amore contrastato a quello più ricco di melassa della famiglia ideale che si ricompone grazie ad un destino benevolo.
Cinema d’altri tempi (in cui la pedofilia non era nemmeno contemplata): un mix di cliché (una donna in ogni porto per i marinai) che si intrecciano a linguaggio d’antan (i dialoghi impeccabili e forbiti anche nella vulgata), in cui il mondo è più schematico della tabellina del 2. Anche per questo il film appare scontato, senza il pathos che si richiede, quasi per definizione, a questo tipo di pellicole: non a caso è l’ultimo in cui il regista dirige lo storico duetto Sanson-Nazzari.
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