Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Pur essendo lontano dal capolavoro, il "Malinconico autunno" di Amedeo Nazzari racconta una storiella tutto sommato carina.
Certo, alla luce dei tempi moderni, un film come questo potrebbe risultare per molti inguardabile e denso di ingenuità, ma bisognerebbe aprire di più la mente e comprendere che dopo diversi decenni, il modo di fare cinema cambia e che i mezzi migliorano. Di sicuro, quelli che per noi oggi sono film gradevoli, tra cinquant'anni, la nuova generazione li troverà obsoleti e mediocri. Si chiama evoluzione e, a mio avviso, non si dovrebbe rinnegare il passato. Anche il cinema degli anni Cinquanta e Sessanta aveva il suo fascino e lo ha ancora.
Questa pellicola ha per soggetto una storia d'amore sullo sfondo di un dramma che la rende cupa e triste, ma ci sono elementi che le donano un certo candore, come il bambino che ha bisogno di un padre e la madre che ha bisogno di un nuovo marito. Una trama forse banale, anche molto scontata, ma la maggior parte delle storie d'amore sullo schermo lo sono, dopotutto.
Il film è bene interpretato, è facile immedesimarsi nei diversi personaggi e sentire ciò che provano.
Il tema trattato suscita tenerezza ed emoziona, ma in alcuni punti lo sviluppo appare frettoloso e la fine, in modo particolare, mi ha un po' delusa. Mi sarei aspettata di più. Non dà il giusto spazio all'amore tra i protagonisti.
Lei è alquanto trattenuta come personaggio e alcuni dialoghi potevano essere migliorati, per rendere le scene più avvincenti, ma nel complesso è un'opera godibile, seppure scontata nell'esalltazione e trionfo dei buoni sentimenti.
Molto bello il rapporto tra il bambino e Andrea. Una delle scene finali, in cui l'uomo gli salva la vita mostrando il proprio riscatto interiore, è a mio avviso, la migliore di tutta la pellicola.
Un film in definitiva dolce-amaro, che parla dell'amore che sboccia inatteso, del peso della solitudine, delle seconde possibilità e della rendenzione.
Da guardare senza pretese.
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