Regia di Mario Canale, Annarosa Morri vedi scheda film
Un film su De Sica è sempre il benvenuto, io amo da sempre questo artista e l’ho seguito sempre nel bene e nel male, anche nel cosiddetto male si trovano note bellissime, parlo di regia in particolare, che lo salvano sempre, almeno lui, da disastro. In questo film ci sono filmati vecchi e già visti, con qualche piccola chicca in più, ma in particolare è da considerare per le testimonianze e le interviste, anche di personaggi inediti ed internazionali che arricchiscono non poco il concetto di cinema che ha irretito il mondo culturale cinematografico intero. Con un po’ di pazienza il panorama si poteva ancora di più ingrandire, ma già con questo documento si raggiungono personaggi inusuali ed inaspettati. I tre figli danno un ritratto anche originale e poco conosciuto, almeno per quanto riguarda Manuel e Emi. Di quest’ ultima in particolare vorrei leggere lettere che il padre gli scriveva dai vari set, che ci svelano i pensieri veri che il padre aveva durante la lavorazione; rarità di pensiero e dietro le quinte sfumati nella cronaca ufficiale, so che ne ha fatto un libro e lo vorrei davvero rintracciare, sperando che non abbia censurato le più interessanti, e non certo per motivi di moralistici, ma di opportunità del saper vivere, anche se Emi dei tre mi sembra la più vera e disponibile, forse perché la meno vicina, direttamente, con il mondo cinematografico.
Mi ha colpito ed interessato altre volte, ma il discorso Zavattini –De Sica, mi ha sempre coinvolto, per il suo fattore di unione indispensabile ed indivisibile, che per mezzo della coppia, solo per questo, sono nati i grandi capolavori, e dove Zavattini non arrivava o arriva andando oltre, De Sica smussava e ricompensava con l’impostazione del racconto e della recitazione, in cui era un maestro, la prova ne è che quando Zavattini è rimasto solo o è andato con altri, non ha raggiunto mai le vette raggiunte con Vittorio.
Mi ha colpito ancora una volta la sottolineatura sull’impostazione degli attori, sottolineata dalla McLaine e al figlia Emi; la prima ha fatto un film, non molto riuscito, Sette Volte Donna, dove appunto la cosa più rimarchevole è la recitazione, e l’attrice lo riconosce con enorme simpatia; Emi parla della Ciociara, dove dice di rivedere il volto di suo padre, nella varie espressioni della Loren.
Sempre per la Loren, dobbiamo assistere ancora ad una volta al coro dei santi protettori e sudditi, tipo Lucherini, Wertmuller e lo stesso figlio Christian, che elogia anche l’ultimo film di De Sica con la diva, cosa davvero inqualificabile.
Manuel, l’altro figlio, invece ricorda l’emozione del padre per l’Oscar di Il Giardino dei Finzi Contini, che ridette ossigeno e fiducia in sé stesso, dopo un decennio di brutte forzature economiche a cui era stato costretto a sottostare, come ricorda la frase con cui descrisse la Loren, quando Ponti gliela propose al posto della Magnani ne la Ciociara: “ Con quel fisico avrebbe lei violentato i marocchini”.
Come si ricorda anche la forzatura per Mastroianni ad accettare il film Amanti; De Sica lo convince con ragioni economiche, perché anche l’attore era succube del gioco
Diciamo un film documento non perfetto, ma a tratti fuori dai luoghi comuni
Documento e analisi di Vittorio de Sica, titolo più che bello!
Stessi autori e registi del documentario su Mastroianni, la 7 ha dimostrato di fare molto più servizio pubblico della Rai
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